L’assemblea dell’Ato Toscana Sud, che riunisce 104 comuni in prevalenza delle province di Arezzo, Siena e Grosseto, ha approvato ieri il Pef, il piano economico-finanziario da cui scaturiscono le tariffe legate al servizio di gestione dei rifiuti. Il punto era all’ordine del giorno già la settimana scorsa, ma in quell’occasione si era registrato un esito a sorpresa, visto che l’assemblea non era riuscita ad approvare il documento mancando il raggiungimento del necessario quorum. L’assemblea è stata quindi nuovamente indetta dal presidente dell’Ato, il sindaco di Arezzo Ghinelli, per il pomeriggio di ieri, e il voto ha visto stavolta l’approvazione del documento al termine di un ampio dibattito svoltosi online.
A garantire il raggiungimento della maggioranza richiesta una maggiore presenza di rappresentanti dei comuni rispetto alla settimana scorsa, ma non solo: come ha riferito l’assessore biturgense ai beni comuni Gabriele Marconcini, che ha votato contro, “alcuni comuni hanno fatto retromarcia spiegando di essere concettualmente contrari rispetto a una serie di criticità, ma di esprimere voto favorevole per assolvere in maniera responsabile ai propri doveri di amministratori”. La parola chiave è stata dunque responsabilità: “Ognuno interpreta questo concetto a modo suo – ha commentato l’esponente del gruppo Insieme Possiamo – perché anch’io penso di essere responsabile nel momento in cui non approvo un meccanismo che impone di dover recepire scelte negative che arrivano dall’alto”.
“Mi è sembrato di notare che siano stati richiamati all’ordine soprattutto alcuni comuni di centrodestra – ha detto l’assessore – ma in generale le amministrazioni più vicine ai partiti, sia di centrodestra che di centrosinistra, sono sempre un po’ più addomesticabili e per varie ragioni sono concordi nel portare avanti un modello che ha molti molti limiti”. Tra questi Marconcini ricorda il fatto che i 104 comuni sono riuniti in un’area estremamente vasta ma in condizioni di difformità, per esempio tra i comuni che sono sede di impianti e quelli che non lo sono; e che “il metodo Arera di ripartizione del Pef è approssimativo e non tiene conto di variabili per noi cruciali come la densità demografica o la morfologia del territorio”.
“Un altro elemento critico – ha concluso Marconcini – è che di fatto è come se attraverso questo voto dessimo una forma di avallo alle scelte aziendali del gestore Sei Toscana, per esempio sulla manodopera o sul mancato efficientamento di alcuni aspetti della gestione, come la valorizzazione dei rifiuti differenziati, che Sei non ha interesse a fare”.