Articolo Uno: “Nuovo rapporto con i livelli superiori per superare l’isolamento delle periferie”

Il segretario regionale Simone Bartoli ha incontrato Laurenzi: “Serve ricostruzione di un'appartenenza politica dopo la fase del civismo. Lavorare per recuperare il legame con il M5S”

Il segretario regionale toscano di Articolo Uno Simone Bartoli a Sansepolcro

Visita a Sansepolcro nei giorni immediatamente precedenti il Ferragosto per il segretario regionale di Articolo Uno Simone Bartoli, che abbiamo intervistato dopo gli incontri con gli iscritti del partito e con Andrea Laurenzi, candidato a sindaco della coalizione “La Città di Tutti”, composta anche da PD, Insieme Possiamo, Azione e Italia Viva.

Come è andato l’incontro con il candidato a sindaco Laurenzi?

È stato un incontro estremamente positivo perché abbiamo avuto modo di focalizzare le esigenze fondamentali del territorio, che come tutte le periferie ha il problema dell’isolamento, che si traduce in deficit soprattutto infrastrutturali e di servizi. Il candidato sindaco, che a me pare persona seria e preparata, a mio modo di vedere ha dato a questa campagna elettorale la lettura giusta, secondo cui uscire dall’isolamento significa assumere una dimensione più ampia. Sansepolcro viene da un’esperienza civica, ma c’è bisogno di superare questa fase di chiusura attraverso la ricostruzione di un’appartenenza politica, e quindi con una coalizione di centrosinistra fortemente marcata e fortemente connotata dai partiti che ne fanno parte. Una coalizione che ha presente che l’uscita dai problemi di Sansepolcro si costruisce anche attraverso un nuovo rapporto istituzionale con i livelli superiori, a cominciare dalla Regione Toscana

Quali temi sono stati toccati in modo particolare?

Ne cito due, la questione dell’invaso di Montedoglio e il trasporto pubblico locale, che hanno una dimensione che supera quella territoriale e per cui bisogna costruire un rapporto con il resto della Regione. Tra l’altro dal 1° novembre ci sarà un gestore unico di tutto il trasporto locale della Toscana: questo può essere anche un punto di forza, naturalmente a condizione che non venga seguito solo il criterio del massimo profitto, che per alcune zone sarebbe molto penalizzante. A questo si lega in maniera forte il tema della ferrovia. Poi c’è stato un ragionamento più ampio rispetto a valori e idee che una coalizione prettamente politica condivide, a cominciare dalla questione dei diritti e dall’attenzione al mondo del lavoro. Qui avete un’economia che in qualche modo ha retto anche alle crisi più ampie, però c’è bisogno di investimenti nuovi, per esempio nel settore turistico. Un’idea che secondo me andrebbe ripresa è quella della partecipazione al progetto degli Uffizi diffusi: anche questo potrebbe essere rimesso in campo attraverso il rapporto istituzionale, prima di tutto con la Regione.

In Valtiberina Articolo Uno è presente anche alle elezioni ad Anghiari.

La sensazione è che sia a Sansepolcro che ad Anghiari si giochi una partita di cambio di fase, quindi Articolo Uno c’è e ci adopereremo anche perché la campagna elettorale sia caratterizzata dalla presenza di esponenti di primo piano. Noi ci siamo e ci aspettiamo che siano presenti anche gli altri partiti, a cominciare dal PD. Ad Anghiari e Sansepolcro facciamo parte di due coalizioni in parte diverse, perché ad Anghiari c’è la presenza del Movimento 5 Stelle fin dal primo momento. Questo in una certa misura credo derivi dalle diverse modalità di elezione, a turno unico o con il secondo turno. In ogni caso penso che a Sansepolcro fin da subito si debba lavorare perché in caso di secondo turno ci sia un rapporto molto stretto e molto permeante anche con l’esperienza dei Cinquestelle, che potrebbe ricostruire quella maggioranza che si è caratterizzata nel secondo governo di Conte e che ha raggiunto un consenso molto ampio nella popolazione e nella cittadinanza italiana. È un centrosinistra di tipo nuovo a cui noi di Articolo Uno guardiamo sia a livello locale che a livello nazionale. Qui a Sansepolcro per ora non è stato possibile realizzarlo, però invitiamo i nostri partner a ragionare da subito per superare in quei 15 giorni tra il primo e il secondo turno questa mancanza, e comunque ad avere un rapporto stretto nel prossimo consiglio, eventualmente anche da ruoli diversi.

Tornando alla questione dell’isolamento dei territori periferici, le riforme che hanno indebolito gli enti intermedi probabilmente non hanno aiutato. Come affrontare questo problema?

Nel programma elettorale per le regionali dell’anno scorso avevamo inserito il ripristino dell’ente provincia. Le province hanno conservato alcune competenze, ma la soppressione delle elezioni democratiche e quindi la perdita della rappresentanza politica danno meno forza a un ente che resta così un ente burocratico e di gestione. Noi riteniamo invece che la provincia fosse un ente fondamentale proprio perché era quell’ente intermedio che riusciva a dare una visibilità e una forza anche a problemi di zone come questa, che altrimenti non hanno una loro capacità di essere interlocutori primari rispetto alla Regione. La forza di un comune piccolo è infatti oggettivamente dispersiva in una regione con tantissimi comuni. Inoltre si può fare una considerazione anche strettamente politica: l’assenza delle province ha determinato maggiore diseguaglianza tra le città e i centri minori, che trasformano questa perdita di servizi e questa lontananza dalle istituzioni in una forma di protesta che sfocia spesso nel voto a destra.

Articolo Uno nasce da una scissione dal PD quando ne era segretario Renzi. Oggi, in uno scenario differente, qual è la ragion d’essere del vostro partito?

Siamo usciti dal Partito Democratico in quel contesto, però Renzi non è la causa della nostra uscita, Renzi è la conseguenza inevitabile di un PD che è stato costruito in un determinato modo, è la conseguenza del partito leggero veltroniano: si mette un banchetto fuori e l’elezione del segretario può avvenire da parte di chiunque passi da lì. Quindi l’uscita di Renzi non ha risolto problemi che nel PD esistevano già prima. Noi crediamo che il Paese abbia bisogno della ricostruzione di una grande forza della sinistra organizzata, siamo ovviamente consapevoli che questa operazione non possiamo farla da soli, però non vediamo assolutamente esaurito il nostro compito di stimolo per la costruzione di una cosa che oggi non c’è: non è il PD la forza che rappresenta oggi la sinistra, perché a me pare che dopo più di 10 anni di vita questa esperienza non decolli né nell’elettorato, né nella coscienza delle persone di sinistra. Abbiamo bisogno di una cosa completamente nuova, non so se sarà una cosa di domani, probabilmente il compito della ricostruzione di una sinistra di un certo tipo è un compito generazionale. Noi riteniamo di essere coloro che per primi hanno visto questa esigenza, e già nel 2013 durante il famoso streaming fra Bersani e i Cinquestelle pensavamo che la ricostruzione di un campo della sinistra dovesse vedere il coinvolgimento anche di quella forza. Che ci piaccia o no, in questi anni il M5S ha raccolto tanto voto della sinistra, in larga parte per protesta, per delusione, per responsabilità che sono nostre. Riuscire a tenere insieme in una forma di coalizione il PD, la sinistra che intorno noi si è organizzata e i Cinquestelle oggi può essere vincente anche a livello nazionale contro la destra, e domani può essere l’embrione di un soggetto nuovo.

Exit mobile version