Il percorso di interviste ai rappresentanti delle forze politiche del territorio valtiberino condotto da TeverePost ci porta quest’oggi a parlare di Articolo Uno, realtà di centrosinistra nata dalla scissione di una componente del Partito Democratico che mal digeriva la gestione di Matteo Renzi. A descrivere al nostro giornale il punto di vista di Articolo Uno sull’attuale scenario politico è uno dei suoi principali esponenti locali, Egildo Magrini. Sindacalista e militante fin dai tempi del PCI, è stato anche consigliere comunale del PD all’opposizione della Giunta allora guidata da Franco Polcri.
Ripercorriamo la storia di Articolo Uno.
Articolo Uno è nato a livello nazionale dalla rottura prima di Speranza e poi di Bersani con Renzi. Ci siamo subito organizzati anche a livello di vallata e la prima fase è stata positiva. Poi, come spesso accade in politica, il tentativo di essere in più ci ha fatto rimanere in meno. Abbiamo eletto parlamentari con il progetto di Liberi e Uguali che sarebbe dovuto diventare un partito unitario, poi anche per il risultato elettorale non entusiasmante il progetto si è fermato. Adesso abbiamo un gruppo parlamentare che si chiama Liberi e Uguali, ma i suoi membri sono divisi tra Articolo Uno, Sinistra Italiana e altre formazioni. È uno scenario in cui Articolo Uno resta in un’ombra dalla quale cerchiamo di uscire. Per esempio abbiamo avviato un’intesa con il nuovo segretario del PD per la costituente di una grande alleanza di sinistra, o di centrosinistra. Il percorso si era interrotto a febbraio-marzo per cause di forza maggiore, ma ora lo stiamo riprendendo. Allo stesso modo, anche a Sansepolcro con il nostro gruppo di iscritti cerchiamo di aprire un percorso con il PD e con le altre forze che vorranno, in preparazione della prossima scadenza elettorale comunale.
Infatti è di pochi giorni fa un comunicato congiunto con PD e Italia Viva. Quindi a livello locale con i renziani i rapporti sono migliori rispetto alle frizioni nazionali?
È stato un primo approccio, siamo stati noi a chiamare il PD e a proporre di cominciare a parlare della situazione attuale e, se ci sono le condizioni, di elaborare un programma di prospettiva. Il PD ha fatto presente che anche Italia Viva era interessata a questo percorso e quindi insieme abbiamo elaborato un documento che ha contribuito al programma unitario votato il lunedì successivo dal Consiglio comunale. Stiamo ora lavorando a una nuova serie di incontri di carattere programmatico per portare l’intera area della sinistra, o del centrosinistra, alla scadenza elettorale.
Che valutazione dà Articolo Uno dell’amministrazione Cornioli?
Ne diamo un giudizio estremamente negativo e riteniamo che questa esperienza ci abbia dato la conferma del fatto che il civismo non è la formula per poter uscire dalle difficoltà. Negli anni scorsi aveva suscitato delle aspettative, ma oggi è evidente che il civismo, non solo a Sansepolcro, non è la soluzione per risolvere i problemi. Noi, al contrario, lavoriamo per un’esperienza che abbia caratteristiche politiche. Poi possono partecipare organizzazioni o liberi cittadini che condividono il nostro progetto, però noi lavoreremo a un’aggregazione che si caratterizzi politicamente come una forza del centrosinistra. Quindi siamo naturalmente avversari della destra, una destra che oggi in Italia si disinteressa dei programmi e dei progetti ma fa propaganda elettorale continua. Tutte queste valutazioni le condividiamo con le altre forze con cui abbiamo firmato il documento di cui parlavamo.
Nel territorio ci sono rapporti con il Movimento 5 Stelle, alleato al Governo nazionale?
No, noi riteniamo che una volta che si sarà formato lo schieramento del centrosinistra – per cui dovremo rapportarci con tutte le forze non solo politiche che si ispirano a quell’area – allora proporremo anche un confronto con il Movimento 5 Stelle, ma non lo riteniamo un passaggio da cui cominciare il percorso.
Prima delle elezioni comunali c’è però un’altra scadenza elettorale, quella regionale.
Infatti con le forze con cui collaboriamo stiamo ragionando anche nell’ottica di formulare proposte al centrosinistra toscano, partendo dalle criticità dei settori oggi più in difficoltà nel nostro territorio, cioè commercio e turismo. Per esempio, pensiamo che la Valtiberina non possa rimanere così tagliata fuori dalla Regione Toscana come avviene attualmente. Noi siamo la porta orientale della Toscana e abbiamo bisogno – sia noi che la Toscana stessa – del completamento della E78. Inoltre questa zona non ha più riferimenti in termini di ferrovie, invece bisogna rilanciare progetti di sfondamento, come quelli che aveva elaborato la vecchia Provincia. La Regione dovrebbe valutare due possibili scenari: o un collegamento attraverso l’Umbria con l’Alta Velocità della Milano-Napoli ad Arezzo; oppure un collegamento tra Arezzo e Cesena, connettendo la riviera romagnola alla linea ferrata del centro Italia in modo che i turisti spostarsi attraverso la nostra zona.
Qual è la vostra valutazione in merito all’operato del Governo durante l’emergenza?
La questione era talmente grande e nuova che avrebbe trovato impreparati tutti. Per fortuna nel nostro caso c’è stata sì una certa impreparazione, ma non una sottovalutazione come è avvenuto in altri Paesi. Dal punto di vista della gestione della pandemia il Governo ha agito positivamente. Con alcune Regioni ci sono stati momenti di attrito, ma il Governo, e in prima persona il Presidente Conte e il ministro Speranza, sono riusciti a trovare sempre le corrette soluzioni. Ora ci dobbiamo misurare su quello che ha lasciato la pandemia. Per esempio, questa esperienza ci ha detto che in questo Paese la sanità va rivista seriamente, e sicuramente non nella direzione della privatizzazione. Sanità, scuola e ambiente sono questioni fondamentali che non possono essere lasciate al privato. Partendo dalla sanità va visto poi come intervenire per il recupero dell’economia. In quest’ottica – dove va detto che da parte delle banche e di alcune Regioni amministrate dal centrodestra il Governo non è stato aiutato – è necessario affrontare velocemente problemi urgenti come quelli di chi non ha avuto la cassa integrazione o di piccoli imprenditori e artigiani che non hanno avuto i minimi sostegni, e poi bisogna pensare a un programma di rilancio del Paese.