Consigliere comunale della lista civica di maggioranza Il Nostro Borgo, Andrea Goretti è il protagonista dell’appuntamento odierno con il ciclo di interviste di TeverePost ai presidenti delle commissioni consiliari del Comune di Sansepolcro. Il giovane politico, classe 1992, è alla guida della commissione diritto allo studio, cultura, sport e tempo libero, la cui lunga denominazione è comunemente resa nella forma abbreviata di commissione cultura, che mette in evidenza l’argomento al quale è riservata maggiore attenzione: “Il tema della cultura a volte eclissa gli altri”, ammette Goretti: “diritto allo studio, sport e politiche giovanili forse meriterebbero un organismo appositamente dedicato. Non che non abbiamo affrontato questi temi, ma certamente in una città della ricchezza culturale di Sansepolcro, che ha opere importantissime, la cultura per forza di cose prende più spazio in un ordine del giorno”. Della commissione cultura, oltre al presidente, fanno parte per la maggioranza Lorenzo Moretti (Democratici per Cambiare) e Simona Bartolo (Gruppo misto), mentre i commissari di opposizione sono Andrea Laurenzi (PD-InComune) e Catia Giorni (M5S).
Come si è svolta l’attività della commissione durante questa legislatura?
La gestione dei temi che vengono discussi in commissione è un po’ delicata, nel senso che sulla cultura tutti hanno opinioni particolari, spesso difficili da far collimare. Questo la rende una commissione fondamentale nel momento in cui il Consiglio comunale e la comunità di tutta la città devono affrontare temi importanti. Alcuni dei primissimi argomenti che abbiamo visto sono stati il cambio del modello gestionale del Museo Civico e i prestiti, come quello della Madonna della Misericordia a Milano. Fin da subito i lavori sono stati abbastanza intensi, concentrati su come impostare il futuro del lavoro del Museo e la gestione delle opere. Fatto questo le commissioni si sono un po’ alleggerite, sono diventate più che altro uno strumento per informare meglio possibile le forze politiche e le opposizioni, per aggiornarle su quello che succedeva.
Il lavoro della commissione secondo te è stato utile?
Secondo me è stato molto utile nelle prime convocazioni, quelle necessarie appunto a farsi un’idea sui temi principali. In altri casi è stato forse meno utile perché il Museo stava lavorando – mi permetto di dire – egregiamente, il calendario degli eventi era fitto e non c’era bisogno di inventare altre cose. La commissione serviva insomma per riepilogare i lavori, comunque sicuramente non è stata mai controproducente.
I commissari hanno partecipato attivamente? L’opposizione è stata costruttiva?
Diciamo che l’opposizione ha partecipato sempre in un modo molto vivace, dal loro punto di vista sicuramente costruttivo. Nella commissione c’è uno scontro di opinioni, ci deve essere. Alcune volte forse abbiamo sbagliato noi ad anticipare troppe cose che loro hanno fatto uscire sui giornali, rischiando di compromettere occasioni considerate ottime dalla maggioranza e negative dall’opposizione. Il modo in cui si parla della cultura può pregiudicare quello che fai a una velocità incredibile.
Qual è il rapporto con l’assessore di riferimento?
Personalmente, come presidente della commissione cultura, ritengo di essere stato fortunatissimo perché l’assessore Marconcini si è dimostrato presente, disponibile, sempre preparatissimo e con una visione molto chiara. Non avere un assessore con una visione così chiara di dove doveva andare la politica culturale della città sarebbe stato un problema grosso per la commissione. Invece lui c’è sempre stato, in ogni commissione ha sempre illustrato tutto a chiunque fosse presente. Da regolamento è possibile per tutti richiedere di assistere ai lavori senza intervenire, e ci tengo a dire che in effetti in molti mi chiedevano il permesso di partecipare. Ci sono state commissioni cultura in cui era veramente bello avere persone anche esterne al Consiglio comunale che venivano ad ascoltare quello che veniva affrontato, temi importanti e anche con una visione di lunghissimo periodo per la città.
Per esempio?
Collaborazioni con musei importantissimi, mostre molto emozionanti che colpiscono per la visione d’insieme. Prendi la profondità con cui abbiamo affrontato Luca Pacioli o la mostra su Piero della Francesca. L’assessore Marconcini è stato determinante anche nel rompere la barriera Piero della Francesca, sostenendo che avere Piero non deve mai essere uno svantaggio. E quindi puoi portare Steve McCurry, puoi portare Banksy, mostre su cui potresti essere criticato perché sono un po’ commerciali, ma questo non vuol dire che non vadano bene per Sansepolcro. E poi hanno l’intento secondo me giusto e rivoluzionario di portare la gente del Borgo dentro il museo di Sansepolcro. Questa è stata la leva del cambio gestionale del Museo: fare in modo che i borghesi visitassero il Museo, non solo perché c’è Piero ma perché è uno spazio culturale vario e vivo che propone cose nuove.
Quali sono i principali argomenti in discussione per questa fine mandato? Di recente in commissione si è parlato per esempio di Grande Museo e del Piano strategico per lo sviluppo culturale dell’Anci.
Il nostro Piano integrato della cultura è il primo esempio di pianificazione culturale in Toscana. Forse all’inizio neanche ci rendevamo conto di quanto fosse importante, eppure a livello di gestione della cultura per una città come Sansepolcro questo è uno strumento base, è l’uovo di Colombo. Il futuro della gestione culturale della città è scritto sulle pagine di quel progetto, che include una nuova visione d’insieme del Museo. Forse la mia più grande soddisfazione personale – e immagino anche dell’assessore come di tutta la commissione – è che questo documento sia passato all’unanimità in Consiglio comunale. Poi si susseguiranno le mostre, e sicuramente nei prossimi mesi ogni scelta potrà essere accompagnata da un’organizzazione che riguarda tutti i musei di Sansepolcro e tutta l’offerta culturale. Se il Museo Civico fa una nuova mostra, grazie all’organizzazione che si sta creando tutto il circuito cittadino dovrà in qualche modo coordinarsi in modo coerente. Vediamo quello che è successo con Banksy: è stato creato un nuovo modo di visitare la città, per cui chi viene a visitare la mostra viene invitato anche a una sorta di quest, di viaggio all’interno del centro storico a ritrovare stampe, opere d’arte, altri elementi che permettano di vivere la città in base a quello che sta comunicando in quel momento. E poi c’è un sogno, ma quello è un sogno veramente.
Cioè?
Il sogno dell’assessore, dell’ufficio e anche della commissione riguarda il Polittico degli Agostiniani. Ci sono tre polittici di Piero della Francesca al mondo di cui si conosce l’esistenza: uno è a Perugia, uno è la Madonna della Misericordia, in teoria il più prezioso e universalmente riconosciuto, che per fortuna abbiamo noi, e un altro è il Polittico degli Agostinani, che era a Santa Chiara, ex chiesa di Sant’Agostino. Si conosce l’esistenza solo di quattro pezzi di questo polittico, le quattro pale principali, che sono a New York, Milano, Lisbona e Londra. Ecco, sarebbe bello, attraverso il Piano integrato della cultura e la nuova visione del Grande Museo, riuscire a tessere dei rapporti con i musei più importanti del mondo e riunire per la prima volta il Polittico degli Agostiniani a Sansepolcro. Sarebbe veramente una cosa emozionante per la città, ed è giusto che succeda. Solo che questo va a infrangere il grande presupposto che tanti hanno sull’arte, e cioè che le opere d’arte non si possano muovere, mentre questo vorrebbe dire muoverne quattro tutte insieme facendo fare loro voli transoceanici.