Gabriele Alunno Pergentini è il responsabile di Italia Viva per la Valtiberina. In precedenza è stato consigliere comunale per tre legislature, dal 1999 al 2011. Due volte in maggioranza, con i sindaci Casini e Ugolini, e una volta all’opposizione dell’amministrazione guidata da Franco Polcri, quando divenne anche capogruppo consiliare. Nell’intervista rilasciata a TeverePost spiega le ragioni del proprio addio al Partito Democratico e commenta sia i rapporti interni al centrosinistra locale che la stretta attualità nazionale.
Poco più di un anno fa l’ex segretario del Partito Democratico Matteo Renzi costituiva Italia Viva. Come mai anche a Sansepolcro alcuni esponenti del PD hanno scelto la strada della scissione?
Tutto parte dal referendum del 4 dicembre 2016. Il comportamento che ha tenuto una parte del PD in quell’occasione è stato non solo deleterio ma anche miserabile.
A livello nazionale o locale?
A livello nazionale andavano in televisione a tutte le ore, si è mosso il mondo per fermare quella riforma istituzionale. I famosi “difensori della democrazia” non li abbiamo più sentiti quando Salvini teneva gli ostaggi in mare, mentre erano sempre presenti contro Renzi che secondo loro stava distruggendo il Paese. A livello locale è avvenuta la stessa cosa: dei signori che si sentono politici esperti e credono di avere tutto in tasca hanno lavorato molto contro la riforma, hanno festeggiato come a Roma anche a Sansepolcro, e questo ha creato una lacerazione profonda. È stata una cosa devastante politicamente e moralmente. È una ferita che non si rimargina, sapendo che hanno brindato per le dimissioni di un Presidente del consiglio del proprio partito. È come se durante la finale dei Mondiali subisci gol e in panchina festeggiano. Io con la testa e con il cuore ho lasciato il PD la notte del 4 dicembre 2016. Poi nei fatti l’ho lasciato nel settembre 2019: quando Renzi ha costituito il nuovo partito sono uscito dal PD comunicandolo per iscritto e ho aderito subito a Italia Viva.
Che ripercussioni hanno i recenti attriti romani sulla piattaforma di centrosinistra che a Sansepolcro era stata lanciata da Italia Viva, PD e Articolo Uno?
Con PD e Articolo Uno abbiamo fatto un incontro a cui ho partecipato. In quell’occasione ho chiarito tutto quello che ho detto prima, dicendo in faccia a due o tre persone che secondo me avevano avuto comportamenti osceni. Quindi se dessi retta alla rabbia e al rancore, con quella gente lì non ci prenderei nemmeno il caffè, ma in politica e anche nella vita la vendetta non è mai l’arma giusta. Quello che è avvenuto non è stato né dimenticato né tanto meno perdonato, però Italia Viva si colloca nella cornice del centrosinistra, anche se sempre con la sua dignità. Non andremo col cappello in mano dal PD. Lavoreremo per creare una coalizione di centrosinistra con quelle forze che hanno votato Sì al referendum – tassativamente Sì – e poi, una volta imbastito un programma, magari anche un candidato, andremo a confrontarci col PD. Se le cose che condividiamo sono più di quelle che non condividiamo bene, lavoreremo tutti per lo stesso candidato, ma questo non è scontato al 100%. Se impongono cose che a noi non piacciono ognuno andrà per la sua strada. Una cosa è chiara: col Movimento 5 Stelle non vogliamo avere niente a che fare. Dopo quello che è avvenuto a Roma mi pare che i Cinquestelle stessi abbiano fatto dichiarazioni nette. Per quanto mi riguarda, come si usa dire, mi hanno tolto l’olio dai fiaschi! Quindi se il PD intende portarsi dietro i Cinquestelle farà a meno di noi.
Quali sono gli interlocutori con cui intendete lavorare prima del confronto con il PD?
Sono l’area di centrosinistra che comprende Azione, i Socialisti, +Europa. Noi vogliamo creare una coalizione di centrosinistra con quelle forze lì. Per quanto riguarda il PD, non si tratta di rancore o di fargli la guerra. Io mi sono spiegato anche duramente, dovevo farlo perché me lo portavo dentro da troppo tempo, però quando sarà il momento ci confronteremo. Vedremo chi propongono come candidato a sindaco, vedremo il programma e discuteremo. Ma ancora non è scontato che dobbiamo andare per forza a braccetto con il PD. Me lo auguro, ma non è scontato.
Il capogruppo del PD Laurenzi ha proposto le primarie di coalizione: sono uno strumento utile?
Le primarie da una parte permettono di puntare sulla figura che ha più consenso, però per come la vedo io non sempre sono la formula giusta. Quando due o tre candidati si scontrano per le primarie, è difficile che chi arriva secondo o terzo accetti poi volentieri di collaborare con il primo. Spesso basta una frase detta male e si creano rancori che poi è difficile ricomporre. Si è visto cosa succede, non sono bastati i milioni di italiani che hanno votato alle primarie per Renzi, o il 90% degli iscritti che ha votato Renzi come segretario. Non è bastato, c’è stata qualche figura meschina che non condivideva qualcosa. In politica come nella vita ci sono i sentimenti, e più uno ci mette sentimenti nelle cose e più nascono i risentimenti. Questo lo so bene perché io metto tanto sentimento in quello che faccio.
Abbiamo accennato all’attualità nazionale: come è possibile valutare l’uscita di Renzi dal governo?
Non voglio difendere Renzi, che se la cava bene da solo, ma la narrazione secondo cui si apre una crisi al buio in questo momento difficile non è veritiera. Non è una crisi al buio, è una crisi nata alla luce del sole, a luglio, anche a maggio. Al Senato la settimana scorsa Renzi ha spiegato i passaggi per filo e per segno. Le problematiche non sono iniziate una settimana fa ma sei mesi fa. Non è bastato dirlo, ridirlo, scrivere pagine, sottolineare passaggi. Fino alla scandalosa vicenda del Recovery Fund: dovevamo votarlo senza che i ministri ne fossero a conoscenza. Così non si governa neanche un comune, figuriamoci un Paese. Si dice che non era il momento, ma più ci sono difficoltà e più è il momento di tirare fuori le migliori forze di questo Paese. Nessuna azienda manda via l’amministratore delegato quando va tutto a gonfie vele, né una squadra di calcio licenzia l’allenatore quando è prima in classifica. Lo licenzia quando la squadra rischia di retrocedere e vanno presi provvedimenti. In Italia abbiamo 85.000 morti, non sono serviti i banchi a rotelle o le scuole chiuse, la gente muore lo stesso, le aziende sono in grande difficoltà, il PIL è sceso del 10%. Ci lamentavamo quando eravamo a +2% col governo Renzi, adesso che siamo a -10% non sento lamentarsi i Landini di turno. Non è rancore ma sono dati di fatto, ecco perché dico che non è una crisi al buio: da tempo Renzi, che è politicamente una spanna sopra agli altri e vede le cose in anticipo, aveva lanciato dei segnali.
Tornando al locale, concludiamo con un giudizio sull’amministrazione uscente.
Devo ammettere che in questa legislatura non sono mai andato a seguire il consiglio comunale, dopo averci passato dodici o tredici anni. Però posso dire che questa amministrazione non credo che potrà essere ricordata per i grandi interventi, che non hanno rispecchiato le aspettative della fase iniziale, della sfilata per il corso dopo la vittoria. I lavori per il ponte sul Tevere sono iniziati da poco quando cinque anni fa i soldi già c’erano, trovati da qualcun altro. Così come l’asfaltatura della zona industriale, con 300.000 euro trovati dall’amministrazione Frullani, si è limitata a qualche tratto di strada e una piccola pista ciclabile, poi tutto si è fermato. Devo però riconoscere che c’è stata un’attenzione superiore a quella delle precedenti amministrazione per quanto riguarda la cura delle aree verdi e la pulizia delle strade, per lo meno nella mia frazione di Santa Fiora. Un’altra cosa che ritengo brutta è la situazione, che si è creata fin da quando ero in consiglio comunale, dei lotti in totale abbandono nella zona commerciale in Via Senese Aretina. Uno, tra due bei negozi, è un cantiere abbandonato con vitalbe e reti cadute. Sono aree di privati ma il comune dovrebbe trovare una soluzione. Se poi un domani dovesse venire un nuovo parco commerciale mi auguro che prima si pensi a sistemare almeno la viabilità, che in quel tratto è pericolosa già adesso, e a dare alla zona quel decoro che è indispensabile.