L’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus ha fermato il mondo ed ovviamente anche lo sport. Se alcune discipline come pallavolo, pallacanestro e rugby hanno già ufficialmente deciso di chiudere definitivamente la stagione, il calcio non ha ancora preso una posizione concreta. Per ora lo stop è stato prorogato fino al 4 maggio, senza sapere però se, quando ed in caso come ripartire. Gli scenari possibili sono chiusura totale, una ripresa dei campionati solo per i professionisti (o addirittura solo per la Serie A) o la ripartenza di tutte le categorie (comprese quindi quelle che riguardano i dilettanti). Ad oggi è però davvero difficile prevedere ciò che accadrà. Di questo abbiamo parlato con Alessandro Bruni, direttore sportivo della Baldaccio Bruni Anghiari, squadra che milita nel campionato di Eccellenza Toscana.
Come valuti questo momento complicato?
“Le notizie che arrivano ogni giorno sono drammatiche e c’è ovviamente grande preoccupazione per quello che sta accadendo. L’Italia e il mondo stanno vivendo un’emergenza sanitaria senza precedenti e le persone che perdono la vita a causa del Coronavirus sono purtroppo tantissime. La salute è il bene più importante e fa passare tutto il resto in secondo piano. Fortunatamente nel nostro territorio la situazione è meno difficile rispetto al nord Italia, ma dobbiamo tenere i giusti comportamenti. Le nostre vite sono cambiate in maniera sostanziale, ma la tutela della salute deve rimanere la priorità”.
Come vivi da uomo di calcio l’attuale situazione?
“Ora come ora è davvero complicato pensare allo sport in generale ed al calcio in particolare, anche per chi come me è appassionato e addetto ai lavori. Mi sono sentito telefonicamente con i dirigenti federali e con i dirigenti delle altre società per capire cosa potrebbe accadere a breve, ma non c’è ancora nulla di concreto ed aspettiamo indicazioni”.
Possibile pensare di portare a termine la stagione?
“Secondo me no. Mi sembra molto complicato ripartire in sicurezza, garantendo cioè la tutela della salute di atleti, tecnici, dirigenti, addetti ai lavori e pubblico e effettuando i necessari controlli su tutte le persone che gravitano nel mondo del calcio. Non sarà semplice per i professionisti, figuriamoci per i dilettanti. Prima di riprendere dovrebbero essere sanificati spogliatoi e stadi e fatti i tamponi a tutti. I professionisti vivono di calcio, mentre i dilettanti hanno spesso un lavoro ed una vita esterni al campo da gioco che non possono essere fermati in base al calcio. Se poi ci fossero giocatori positivi saremmo di nuovo al punto di partenza”.
Cosa sarebbe giusto fare a tuo parere?
“Lo dico a malincuore ovviamente, ma non vedo altre strade praticabili rispetto a quella di chiudere in via definitiva la stagione. Non si può riprendere fino a quando non sarà superata l’emergenza sanitaria e sono contrario alla possibilità di ripartire in estate e concludere i campionati a settembre perché si andrebbe ad intaccare anche la prossima stagione”.
Con promozioni e retrocessioni come si potrebbe fare in caso di stop definitivo?
“Non è certo una decisione facile e lo capisco perfettamente perché si rischia in ogni caso creare scontenti. Nel campionato di Eccellenza Toscana però ad esempio con appena 5 giornate da giocare i valori sembrano abbastanza delineati e secondo me sarebbe giusto premiare il merito: promuovendo chi guida la classifica, dando la possibilità di accedere ai ripescaggi alla seconda e per quanto riguarda le retrocessioni limitarle a una squadra soltanto. Ripeto che si tratta di un’opinione personale e che la decisione non è affatto facile”.
Come vedi il futuro del calcio?
“Difficile e diverso rispetto a prima, ma così sarà per tutti i settori e per le nostre vite. Superata l’emergenza sanitaria dovremo fare i conti anche nel calcio con un’emergenza economica e con un ridimensionamento inevitabile. Le risorse saranno nettamente inferiori rispetto a pochi mesi fa e serviranno un sostegno o delle agevolazioni per le società che ripartiranno”.
Che umore si respira in casa Baldaccio?
“Non possiamo trovarci, ma ci sentiamo telefonicamente e siamo ovviamente preoccupati dalla situazione sanitaria e economica. Il calcio ora è in secondo piano e ne parliamo poco, ma se devo dire la verità penso che non dobbiamo nemmeno preoccuparcene più di tanto”.
In che senso?
“Perché tra tante incertezze di una cosa sono sicurissimo. Il calcio potrà fermarsi per un po’ di tempo, ridimensionarsi, avere problemi economici o di altro genere, ma non sparirà, perché è passione e la passione non muore. Questo vale in generale e anche nello specifico per Anghiari”.