Alessandra Dori: “Una rappresentanza in provincia per portare le istanze della Valtiberina”

L'ex assessore provinciale: “Con la riforma l'ente ha perso molto”. Su Caprese Michelangelo: “Dall'amministrazione comunale poca programmazione, serve maggiore impegno nel difendere i servizi”

Alessandra Dori

Alessandra Dori

In vista delle elezioni provinciali in programma sabato 18 dicembre abbiamo incontrato Alessandra Dori, tra i 12 candidati della lista “Centrosinistra per Arezzo” insieme all’altro valtiberino Marcello Polverini. Dori, ex prosindaco di Caprese Michelangelo e attualmente consigliera comunale di minoranza, ha fatto parte della giunta provinciale per due legislature ad inizio anni duemila durante la presidenza Ceccarelli.

Anche alla luce dell’esperienza da assessore provinciale prima della riforma Del Rio, come commentare la trasformazione subita dall’ente?

Intanto prima c’era la possibilità per i cittadini di scegliere i propri rappresentanti, mentre adesso siamo noi consiglieri comunali a fare questa scelta, perdendo un livello di rappresentanza. Inoltre l’ente aveva deleghe importanti, risorse da spendere sul territorio e strumenti di concertazione utili a fare in modo che le decisioni fossero calibrate sulle realtà locali e non calate da troppo lontano. Alla provincia riformata restano deleghe come edilizia scolastica e viabilità, ma si è perso per esempio tutto l’ambito di formazione e lavoro che dava risposte, e si è perso uno strumento di pianificazione del territorio importantissimo. Tra l’altro la provincia di Arezzo nello specifico aveva anche indicatori di efficienza notevoli. Subito dopo la riforma ho partecipato a delle prime riunioni e mi ricordo la difficoltà semplicemente nel mettere insieme il consiglio provinciale, perché tutti avevano già tante deleghe e tanti impegni. Immagino che col tempo le cose si siano un po’ aggiustate e siano state concertate delle modalità di funzionamento, però avendo conosciuto bene la provincia come era prima oggi vedo più ombre che luci.

Dato il corpo elettorale ristretto il risultato del 18 dicembre è di fatto già scritto a vantaggio del centrodestra. Qual è l’approccio verso queste elezioni?

È chiaro che più o meno i giochi sono fatti: a meno che non ci siano defezioni o lotte intestine non ci sarà certo il pathos di un’elezione diretta. A livello di Valtiberina cercheremo di concentrarci su dei nomi per ottenere una rappresentanza in consiglio provinciale, perché anche se si tratta di un ente che ha perso deleghe e importanza esserci ha sempre il suo perché. Vorremmo quindi riuscire a esprimere un rappresentante o una rappresentante – questo lo valuteremo – che porti le istanze del nostro territorio e il nostro punto di vista. Questa è la differenza che possiamo fare oggi.

Le ultime elezioni a Sansepolcro e Anghiari hanno confermato le difficoltà che il centrosinistra sta attraversando nell’intera Valtiberina. Come affrontare la situazione?

È vero che ci sono state due sconfitte, ma a livello locale si guardano tanti aspetti, di fidelizzati a un’idea sono rimasti in pochi, per il resto l’elettorato è mobile e si sposta con delle logiche che non sempre rispondono all’idea politica. È capitato più volte di vedere svolgersi, per esempio, amministrative ed europee lo stesso giorno con risultati fortemente contraddittori. Comunque stiamo chiaramente lavorando per recuperare, credo che ci sia margine in Valtiberina per una visione di centrosinistra che punti molto sul concetto di quale comunità vogliamo essere. Tra le forze di centrosinistra dei diversi comuni forse non c’è mai stato un dialogo forte come adesso, c’è la volontà di lavorare non solo come nucleo di un territorio ristretto, ma di mantenere vivo un coordinamento di vallata. Questa unità che stiamo cercando dovrebbe promuovere proprio un’idea che vada oltre il singolo comune ma che sia un piano strategico per l’intera Valtiberina. Sono sempre più convinta che piccolo sia bello, ma che per sopravvivere si debba avere una visione più unitaria.

Guardando invece a Caprese Michelangelo, come giudicare il lavoro dell’amministrazione a tre anni e mezzo dall’insediamento?

Come opposizione il nostro ruolo si limita a controllare l’operato dell’amministrazione e a riportare in consiglio la voce dei cittadini e le esigenze del territorio. Il primo dei nostri compiti è stato inizialmente difficile da svolgere per una serie di ritardi nelle comunicazioni tra amministrazione e minoranza, che abbiamo denunciato anche abbandonando la sala consiliare durante una seduta. Fortunatamente questo gesto ha sortito gli effetti desiderati e ora le cose vanno meglio. Avevamo anche chiesto di essere maggiormente coinvolti nella gestione di alcune problematiche, ad esempio durante l’emergenza Covid, ma questo non è avvenuto. Dal nostro punto di vista sembra che da parte dell’amministrazione ci sia un grande desiderio di intercettare risorse, ma che dietro manchi un disegno organico e una programmazione per il futuro. Siamo preoccupati perché l’amministrazione sembra ricorrere con una certa facilità all’accensione di mutui, per cui abbiamo chiesto di porre attenzione all’indebitamento dell’ente e a valutare i costi e i benefici delle scelte, anche rispetto ad alcune progettualità già avviate. E poi richiediamo all’amministrazione un maggiore impegno nel difendere alcuni servizi nel territorio. Abbiamo ad esempio il problema dell’ufficio postale, la cui apertura con il Covid è stata ridotta a tre giorni alla settimana e non siamo ancora riusciti ad ottenere il ritorno all’orario precedente. Se perdiamo i servizi si accelera il processo di spopolamento che è in atto e un territorio come il nostro muore. Le stesse risorse per le aree interne, anche per la lentezza con cui sono state spese, rischiano di essere vane se non si interviene in maniera più decisa.

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