A Classic Horror Story: gli italiani e i film “de paura”

“Visioni in sala e salotto” è la nuova rubrica di TeverePost dedicata al cinema. Si apre con una pellicola che può lasciare interdetti, ma che va vista in quanto operazione non banale, originale e sentita

A Classic Horror Story, di De Feo e Strippoli (Colorado Film, Rainbow e Netflix)

Pronti? Eh si, abbiamo deciso di partire con questa bellissima avventura. Sarò con voi due volte al mese, ospite di Tevere post per analizzare, descrivere, commentare serie tv e film. Andremo rigorosamente in ordine sparso, secondo uscite, novità, ma anche rivalutazioni e re-visioni di pellicole storiche. Solo questo? Beh no, c’è anche il tanto amore verso film e serie tv che mi appassionano o mi hanno appassionato, cercando di trasmettervi l’infinita gioia di una visione o anche la fatica, perché no, di entrare in linguaggi o storie non propriamente consone alla mia idea di estetica e poetica. Mi permetterò un piccolo vezzo ogni volta, ogni analisi di film o serie tv sarà accompagnata da una piccola o grande regola per la vita, ne trarremo, anche in modo giocoso, un piccolo insegnamento. Allora via, si parte!

Oggi vi presento una visione che mi ha lasciato un po’ interdetto, ma poi riflettendo, niente, sono rimasto sempre non propriamente convinto. Parlo di A Classic Horror Story di De Feo e Strippoli. È un film per Netflix, uscito sulla piattaforma il 14 luglio, e come si evince dal titolo, la storia è proprio il classico racconto dell’orrore. Infatti a dei ragazzi in viaggio con il camper, in Calabria, accade che in un luogo isolato perdono il controllo della guida e vanno a sbattere addosso a un albero. Si risvegliano in una foresta, strada scomparsa e cercando aiuto si ritrovano vicino a una casa che indovinate un po’… è la casa che ci porta diversi problemi, permettetemi la licenza. Ah, aspetta, altra riflessione, mi permetto un’altra piccola precisazione, facciamo un patto fin da subito, se spoilero vi avverto, mi sembra il minimo.

Dicevo quindi che i nostri sventurati fanno conoscenza, di quelle che vi auguro come augurerei a un animatore di villaggio un ascolto attento di Sufjan Stevens, con la leggenda di Osso, Mastrosso e Carcagnosso, una leggenda che pare abbia dato inizio alle tre associazioni “benefiche”: mafia, camorra, ‘ndrangheta. E che si fa di bello in un film horror quando abbiamo tre indigene divinità? Si donano a loro dei sacrifici secondo questa rilassante filastrocca:

“ll primo occhi non ha ma anche al buio ti troverà
Il secondo non ha udito ma di certo ti avrà sentito
Il terzo non ha bocca per parlare ma se lo vedi non fiatare
Un cavallo alato gli sta accanto e della morte lui è il canto”.

A Classic Horror Story, di De Feo e Strippoli (Colorado Film, Rainbow e Netflix)

Ed è così che assistiamo a macellerie varie dove si asportano lingue, occhi e orecchie. La tensione diventa alta, anche se dovreste prendere questo riferimento con le pinze, vista la mia proverbiale fifa e poca disponibilità a musiche e rumori inquietanti classici dei film dell’orrore. Poi vi dico la verità, non vi vorrei raccontare di più, per la particolarità del film e il capovolgimento interessante e originale, questo ve lo dico, che avviene a circa ¾ di pellicola. E allora da qui vi accompagno senza dirvi troppo e recensisco provando a non rovinarvi la festa. È un film sicuramente originale, con buoni spunti e una bella possibilità di provocazione: in Italia non sappiamo fare film horror, da qui anche un uso sapiente di canzoni come Il cielo in una stanza o C’era una casa molto carina…, c’è una denuncia molto, forse fin troppo, consapevole del nostro paese e dell’industria cinematografica (fidatevi che capirete poi guardandolo) e molto interessante l’uso della tradizione e dei costumi con l’intreccio della storia. Diciamo che è metafilmico, si parla di come fare un film, facendo un film.

Gli attori sono giovani e molto bravi, sopra a tutti/e vorrei citare Matilda Anna Ingrid Lutz, che bene incarna il personaggio, inquieto, spaesato, consapevole e risoluto, e ci conduce attraverso la storia con maestria e allo stesso tempo estraniamento. Gli appassionati del genere chiamerebbero anche la nostra coprotagonista una credibile scream queen, a me piace pensare che sia anche una madonna moderna e originale, ma anche archetipa. In chiusura vi lascio dicendovi che sicuramente va visto, perché è un’operazione non banale, originale e sentita. Se gli appassionati del genere sono arrivati fino alla fine della recensione vi chiedo anche di farmi sapere, mi piacerebbe un bel confronto.

Regola per la vita: La vita è come un viaggio, è tuo e non farlo condurre o guidare da nessun altro.

Buona visione!

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