Nei tardi anni ottanta al Melello c’era ancora la scuola, e le poesie e le filastrocche di Gianni Rodari erano assolute protagoniste della formazione di noi bambini delle elementari. Saltuariamente veniva lasciato spazio a un altro grande, Roberto Piumini, ma il più delle volte la maestra Giuliana ci faceva leggere proprio Rodari.
E pensare che la carriera letteraria dell’autore piemontese, nato a Omegna nel 1920, era cominciata in modo burrascoso: all’inizio degli anni cinquanta i suoi libri e il giornale che dirigeva, “Il pioniere”, venivano bruciati nelle parrocchie, come si legge nella biografia del 1993 curata dall’amico Marcello Argilli. Erano tempi in cui la Guerra fredda era all’apice e la militanza politica di Rodari, giornalista dell’Unità, non gli attirava le simpatie della Chiesa e di Pio XII, che aveva recentemente promulgato la famosa “Scomunica dei comunisti”.
Nonostante questo l’opera di Gianni Rodari divenne in brevissimo tempo fondamentale, non solo per gli alunni della scuola elementare del Melello dei tardi anni ottanta, ma per intere generazioni di bambini. Di tutta Italia, dove tantissimi luoghi, come la scuola materna di Cospaia, sono oggi a lui intitolati, e di altri paesi. In particolare, tra gli italiani che divennero straordinariamente popolari e amati in Unione Sovietica, molto prima di Adriano Celentano, vi fu proprio Gianni Rodari. Galeotto fu il libro per ragazzi “Le avventure di Cipollino”, pubblicato nel 1951 e tradotto in russo a cura del famoso autore per l’infanzia Samuil Maršak. Fu un successo enorme, da cui derivarono l’altrettanto celebre cartone animato del 1961 e un film del 1973 in cui Rodari interpreta sé stesso. Analogo consenso ebbero numerosi altri suoi libri, che tuttora oggi riempiono gli scaffali delle librerie russe e vengono costantemente ristampati.
Rodari morì nel 1980, nel giorno di oggi, a 60 anni. Il 23 ottobre sarà quindi il centenario della nascita. Una ricorrenza che non passerà inosservata in molti paesi del mondo.