Laura Bottai ha 65 anni ed laureata in storia della filosofia. Già dirigente nazionale della Filt Cgil e del PdCI, è stata consigliera comunale e provinciale, occupandosi in maniera particolare di politiche di genere. È stata presidente della commissione pari opportunità della provincia di Arezzo e ha fatto parte dello stesso organismo a livello regionale e nazionale. Oggi, nelle file del rinato Partito Comunista Italiano, è candidata a sindaco di Arezzo e al Consiglio regionale della Toscana a sostegno di Marco Barzanti. TeverePost l’ha sentita proprio nell’ambito del ciclo di interviste dedicate alle liste in corsa per le elezioni regionali.
Cominciamo da un tema un po’ provocatorio: l’elettore di sinistra guarda la scheda elettorale ed è disorientato – o arrabbiato – perché vede diverse liste che si dicono di sinistra e addirittura due partiti comunisti con nome e simbolo praticamente uguali.
In queste varie sinistre ci sono delle differenze sostanziali. Noi siamo il Partito Comunista Italiano, quel partito nato con Gramsci e portato a grandi livelli anche morali, oltre che politici, da Enrico Berlinguer. Si riparte da lì per le questioni politiche e le caratteristiche di quel partito: noi siamo un partito di lotta e di governo, si diceva, e non è un modo di dire. Siamo un partito di lotta perché lottiamo per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e siamo contro le oppressioni; e allo stesso tempo siamo di governo, come abbiamo già dimostrato anche nelle nostre zone, ad Arezzo come nella Regione Toscana. Abbiamo dimostrato di aver saputo non solo amministrare ma governare e governare bene, dando dei risultati buoni per tutta la società, un benessere diffuso, servizi. Insomma, tutto quello che oggi ci stanno portando via con l’assenza di un forte partito comunista ancorato all’antifascismo e ai diritti dei lavoratori. L’altro partito comunista – leggo – lotta per la difesa dei diritti dei lavoratori, ed è giusto, ma di altro non c’è menzione. Noi lottiamo per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, per i diritti a vivere il proprio orientamento sessuale, a vivere la propria vita secondo le impostazioni che meglio crediamo, lottiamo contro l’oppressione quando è di genere, quando è di razza, quando è di ambiente. Noi lottiamo contro tutti questi tipi di oppressione e soprattutto proponiamo gli strumenti per governare questa lotta e far diventare la lotta politica un governo altro, veramente differente, della società. In un’ottica ovviamente di classe, perché siamo per la classe lavoratrice. Certa sinistra sarà legittimamente di sinistra, però ha fatto altre scelte, ha fatto una scelta più borghese. C’è questo dato che ci distingue rispetto agli altri e poi diventa difficile trovare dei punti di incontro. Ma noi ricerchiamo con tutta la sinistra, con le forze che si richiamano a questi valori, un percorso da fare insieme per costruire una grossa forza comunista, antagonista e di sinistra.
Come sta procedendo questa campagna elettorale?
C’è un dato che a me fa un piacere immenso: da quando è cominciata la campagna elettorale, quindi meno di un mese fa, il fatto che sia riapparso questo simbolo ha fatto sì che solo nella provincia di Arezzo siano state richieste al nazionale quattro nuove tessere di iscrizione alla Federazione di Arezzo del Partito Comunista Italiano. Si tratta di quattro aretini, tutti giovani, che hanno visto il simbolo e non avendo contatti con la Federazione hanno chiesto al nazionale di fare l’iscrizione. Con tre di questi ho già parlato, qualcuno è già entrato a darci una mano per la campagna elettorale, sono motivatissimi e tutti loro – ragazzi giovani, non come me che vengo da quella storia – hanno detto “questo è il partito che fa per me”. Per una Federazione di pochissimi iscritti come la nostra, che ancora è poco sul territorio, questo è un segnale che ci fa dire che la campagna elettorale va bene, perché dei giovani cominciano a credere che questo possa essere un partito davvero altro per provare a fare qualcosa. Ovviamente ho anche la sensazione che noi siamo un po’ il fanalino di coda, nel senso che gli altri fanno la campagna elettorale con tante risorse, vele, manifesti, mentre noi non possiamo fare niente. Siamo molto poveri ma siamo, come tutti i comunisti e le comuniste, molto dignitosi e facciamo questa campagna elettorale a testa alta, sicuri di poter offrire una proposta davvero alternativa. Anche perché, come dico sempre, noi non abbiamo da promettere qualcosa che poi dimostreremo, noi abbiamo già dimostrato di saper governare in maniera diversa il territorio.
Quali sono i temi più importanti su cui insistere a livello regionale?
Prima di tutto una sanità che sia davvero pubblica, con l’eliminazione dell’intra moenia, perché tutte e tutti devono avere la garanzia di potersi curare con la stessa opportunità di chi ha i soldi. Poi le infrastrutture, l’ambiente, perché lottiamo contro lo sfruttamento dell’uomo ma anche contro lo sfruttamento dell’ambiente, e contro tutte le privatizzazioni, per dare a tutti i cittadini e le cittadine la possibilità di curarsi e di istruirsi. E ancora un grosso impegno per la cultura e per l’occupazione, oltre ovviamente a un tema che come partito sentiamo molto che è quello dell’impegno contro la violenza. In Regione sono state fatte delle cose, ma si può fare molto di più. Noi ci impegniamo a intervenire non solo a parole ma a investire fondi per combattere la violenza di genere, l’omofobia, il razzismo e tutte le violenze.