È una delle più piccole repubbliche del mondo ed è sicuramente la più antica tra quelle arrivate ai giorni nostri. Quando non si ha una numerosa popolazione e neppure un forte esercito tutto si gioca con la diplomazia, ed è forse questo il segreto che ha permesso alla Serenissima Repubblica di San Marino di superare le molteplici problematiche sorte attorno ai suoi confini e di essere ancora uno Stato indipendente senza essere inglobato dai vicini di casa, contrariamente a quanto accaduto a Seborga, Cospaia o al Granducato di Toscana. Ha confinato con l’Impero Bizantino, con il Regno dei Longobardi, con i Malatesta, i Montefeltro e naturalmente con lo Stato della Chiesa e il Regno d’Italia, sopravvivendo a tutti i propri ingombranti vicini di casa.
Esteso poco più di 61 chilometri quadrati (il Comune di Sansepolcro è circa 90), San Marino è popolato da quasi 34.000 abitanti. È quindi paragonabile ad un comune italiano di medie dimensioni, ma con poteri di autogoverno assoluti. Ad oggi è completamente circondato dall’Italia e i suoi confini, lunghi trentanove chilometri, sono immutati da oltre 550 anni. San Marino, nonostante l’assenza di controlli doganali nelle strade che conducono alla Repubblica, non fa parte dell’Unione Europea.
Dal santo Marino all’ampliamento territoriale nel Medioevo
Secondo la tradizione la comunità che sarebbe diventata San Marino fu fondata il 3 settembre 301 da Marino, scalpellino dalmata fuggito dall’isola di Arbe e dalle persecuzioni contro i cristiani trovando rifugio in una grotta sul Monte Titano. Il futuro santo sarebbe stato impegnato assieme a Leo, in seguito san Leo, nel restauro delle mura di Rimini, e dalle attività dei due scalpellini sarebbero nate le due comunità che oggi ne portano i nomi. Ulteriori particolari vicende fecero in modo che donna Felicissima, proprietaria dei terreni dove dimorava Marino, cedesse i beni al sant’uomo. Lo scalpellino dalmata morì molto anziano, secondo la tradizione nel 366 quando trasferì il possesso del Monte Titano ai suoi discepoli lasciandoli “liberi da ambedue gli uomini”, con riferimento all’Imperatore di Roma e al Papa. Documenti arrivati fino a noi e che portano la data di poco meno di mille anni dopo la morte di san Marino ricordano che gli abitanti del Monte Titano non pagavano alcuna tassa perché “è stato il loro santo a lasciarli liberi”. Nonostante la data della tradizione che fa riferimento agli inizi del IV secolo, con ogni probabilità la comunità di San Marino fu davvero libera da qualsiasi vincolo a partire dalla fine del controllo di Bisanzio sulla Romagna. Molte sono le testimonianze dell’indipendenza di San Marino, comune libero, attorno all’anno mille, mentre è del 1291 il riconoscimento ufficiale da parte dello Stato Pontificio. Il territorio era molto più piccolo di quello odierno e grosso modo era quello attuale del Monte Titano e delle sue pendici. Nel 1351 il Castello di Chiesanuova richiese di entrare nella Repubblica, allargando i confini verso sud-ovest. Le istituzioni del libero comune erano per molti aspetti simili a quelle di oggi, con la presenza dell’assemblea dei capifamiglia, chiamata Arengo, prezioso esempio di democrazia diretta. Tra il 1460 e il 1463 la Repubblica combatté una lunga guerra contro Rimini e i territori amministrati dai Malatesta. In aiuto di San Marino intervennero anche Urbino e lo Stato della Chiesa. Rimini capitolò perdendo Domagnano, Montegiardino, Serravalle, Fiorentino, cui poi si aggiunse per adesione volontaria anche Faetano. La pace di Fossombrone definì i confini che sono rimasti immutati fino al giorno d’oggi.
San Marino tre volte occupata
Nel 1503 Cesere Borgia, nell’ottica di costruirsi un regno personale protetto da suo padre Papa Alessandro VI, non si limitò ad occupare i domini dei Malatesta e quelli dello Stato Pontificio, ma si prese per dieci mesi anche la Repubblica di San Marino. Oltre duecento anni dopo fu il cardinale Giulio Alberoni a rischiare di mettere fine alla storia millenaria della piccola repubblica. Approfittando di una contesa relativa alle vicende giudiziarie di un cittadino pontificio, Alberoni sobillò una ribellione di parte della popolazione sammarinese riuscendo a prendere possesso di Serravalle e Fiorentino. Alla reazione del piccolo esercito repubblicano rispose l’intervento di soldati pontifici che senza spargimento di sangue occuparono l’intero stato. L’obiettivo di Alberoni era ottenere il consenso della popolazione per annettere San Marino ai possedimenti pontifici, ma durante i cinque mesi in cui il cardinale mantenne il controllo dello stato, la maggioranza degli abitanti fece resistenza passiva e contattò tutti i capi di stato europei, Papa compreso. Proprio su iniziativa del pontefice Clemente XII fu inviato a San Marino il governatore di Perugia Enrico Enriquez, che sostuì Alberoni e constatò come la popolazione non volesse affatto aderire allo Stato della Chiesa. Il 5 febbraio 1940, il giorno prima della morte di Papa Clemente XII, San Marino tornò in possesso della propria libertà.
In epoca Napoleonica la Repubblica scampò l’occupazione e addirittura ebbe il riconoscimento di Napoleone e una proposta di estendere i propri confini fino al Mare Adriatico. Chi governava a quel tempo ebbe il coraggio di declinare la ghiottissima offerta. Questo passo indietro permise a San Marino di non essere vista come alleato napoleonico e di uscire indenne e con un ulteriore riconoscimento dal successivo Congresso di Vienna. La terza occupazione fu invece quella che causò più problemi: legata al passaggio del fronte della Seconda guerra mondiale, a causa di un bombardamento aereo inglese lasciò anche 63 vittime.
L’unità d’Italia
Assieme al Vaticano, ovvero quello che oggi resta dello Stato Pontificio, e al Principato di Monaco, all’epoca all’interno dei confini italiani, San Marino è l’unico stato preunitario a non essere stato inglobato nel Regno d’Italia. A distanza di oltre un secolo e mezzo questo può essere definito un capolavoro di diplomazia. San Marino si è salvato grazie ad una serie di scelte, rivelatesi sagge, fatte nel corso del XIX secolo. I confini del piccolo stato sono sempre stati aperti ai patrioti italiani di volta in volta perseguitati dall’Austria o dal papato. Esempio calzante è l’asilo dato a Giuseppe Garibaldi e al suo armato séguito dopo la caduta della Repubblica Romana nel 1849. Proprio un’iniziativa dell’Impero Asburgico e dello Stato della Chiesa poteva portare all’occupazione di San Marino, ma stavolta in aiuto arrivò la protezione di Napoleone III. A nessuno interessava scatenare una guerra per l’esiguo territorio della Repubblica. Le istituzioni senza monarchi di San Marino si guadagnarono il rispetto di molti padri del Risorgimento italiano, molti dei quali repubblicani, e di conseguenza al momento della formazione dell’Unità d’Italia non si volle andare a disturbare quell’esempio di esperienza repubblicana invidiata da molti attivisti italiani. La nascita del Regno d’Italia e l’allontanamento dai propri confini dello Stato Pontificio e dell’Austria ebbe un impatto positivo anche su San Marino, che finalmente poteva vivere tranquillo all’interno di una sola nazione che allo stesso tempo assicurava protezione, come ribadito dal primo Trattato d’amicizia firmato nel 1862.
San Marino nel XX secolo tra rivoluzioni, fascismo e guerra fredda
Nel 1906 una rivolta popolare portò ad una nuova convocazione dell’Arengo, inattivo da secoli, che ebbe la conseguenza di instaurare il suffragio universale maschile. Durante la Grande Guerra molti volontari sammarinesi si arruolarono con l’esercito italiano anche con l’obiettivo di contribuire alla conquista dell’isola dalmata di Arbe, da dove veniva il santo Marino. Il fascismo si affermò a San Marino con le stesse modalità con cui trovò spazio in Italia, e alla guida dei Fasci sammarinesi vi fu un ex volontario che aveva combattuto a fianco dell’Italia nel primo conflitto mondiale, l’avvocato Giuliano Gozi. Il Duce di San Marino ricoprì per 25 anni il ruolo di Capo del Governo oltre ad essere eletto per cinque volte Capitano Reggente. Da notare come negli oltre venti anni di Fascismo sammarinese siano stati davvero molti i Capitani Reggenti di cognome Gozi, naturalmente membri di un’unica famiglia.
Negli anni trenta fu inaugurata l’importante, e interessante dal punto di vista ingegneristico, linea ferroviaria che collegava il Monte Titano alle spiagge di Rimini, per aiutare lo sviluppo turistico della Repubblica. Seppure in tutto simile al fascismo italiano, va riconosciuto a quello sammarinese di essere riuscito a ritardare fino al settembre del 1942 le leggi razziali e di aver tollerato la presenza di numerosi profughi, anche ebrei, all’interno dei confini repubblicani. Il fascismo sammarinese sopravvisse tre giorni alla caduta di Mussolini. A causa della posizione geografica che vedeva il piccolo stato circondato dalla Repubblica sociale italiana, per oltre un anno restò in carica un governo di larghe intese con all’interno anche i fascisti, per la necessità di mantenere rapporti non bellicosi con i tedeschi che ormai si trovavano attorno ai confini. Di questa epoca è una visita di Erwin Rommel nella capitale sammarinese. Tra luglio e settembre del 1944 la guerra interessò la piccola repubblica. Nonostante i proclami di neutralità, prima i tedeschi e poi gli inglesi violarono i confini di San Marino scontrandosi nella battaglia di Monte Pulito nei pressi di Faetano. Nei bombardamenti di luglio, oltre alla morte di numerosi civili, fu distrutta la ferrovia.
Il ritorno alla democrazia avvenne con le elezioni libere del 1945 che portò alla vittoria una coalizione composta da comunisti e socialisti che si affermò anche nelle tre elezioni successive. Questo aprì un periodo di forti tensioni internazionali vista la difficoltà da parte italiana e statunitense di tollerare un paese a guida comunista nel cuore dell’Europa occidentale. Screzi legati al tentativo di San Marino di aprire un casinò portarono al blocco dei confini da parte dell’Italia, costringendo le autorità del Titano a tornare sui propri passi. Nell’ottobre del 1957, quando tutto il mondo seguiva il bip proveniente dalla spazio del primo satellite artificiale lanciato in orbita dai sovietici, i giornali italiani ed esteri raccontavano del rischio di guerra civile nella Repubblica di San Marino. Per due settimane due governi si fronteggiarono accusandosi vicendevolmente di compiere un colpo di stato. L’episodio passò alla storia come “i fatti di Rovereta”, che vi racconteremo nei prossimi giorni. Il risultato fu la fine del “comunismo” a San Marino e il ritorno della piccola repubblica in orbita capitalistica.
San Marino oggi: da paradiso fiscale a paradiso turistico
Indiscutibilmente due dei punti di forza dell’economia sammarinese sono il turismo e l’attività bancaria. La particolarità di essere uno stato indipendente aiuta a superare la concorrenza degli altri borghi che dalle propaggini appenniniche si affacciano verso il mare. Il commercio di souvenir, numismatico e filatelico restano un elemento di grande interesse. Le imposte più basse rispetto all’Italia rendono appetitosi anche altri tipi di acquisto, ma non come nel passato, quando era possibile trovare davvero tutto e a prezzi molto contenuti. Da ricordare l’enorme disponibilità di musica e di film ancora non usciti nelle sale cinematografiche, che rendeva la Repubblica di San Marino un’antenata dei siti pirata che si sarebbero sviluppati su internet. Ancora oggi sigarette e benzina costano meno che in Italia, ma la differenza è talmente piccola che non c’è più alcuna convenienza a fare chilometri per raggiungere i confini sammarinesi. A lungo accusato di essere un paradiso fiscale, negli ultimi anni San Marino ha eliminato il segreto bancario e l’anonimato societario, rientrando negli standard che hanno permesso la cancellazione del piccolo stato dalle varie black list. Cerca tuttavia di rimanere attraente verso i capitali esteri grazie alla tassazione più bassa rispetto a molti altri stati, ma la politica di trasparenza non ha aiutato gli istituti bancari sammarinesi che hanno naturalmente perso appeal verso chi precedentemente portava molto volentieri capitali oltre il confine italiano. Il Covid-19 ha sicuramente completato il disastro facendo diminuire anche le entrate turistiche, portando il paese ad affrontare una crisi economica senza precedenti alla luce della quale potrebbero essere forti paesi esteri a sostenere San Marino comprando titoli di debito pubblico.
Piccola guida alle istituzioni della Repubblica di San Marino
La cosa più singolare delle istituzioni sammarinesi riguarda sicuramente la figura dei Capi di Stato, chiamati Capitani Reggenti. Assieme ad Andorra, San Marino è l’unico stato con due persone al vertice delle istituzioni. Un mandato di soli sei mesi, che per i tre anni successivi non potrà essere rinnovato, fa delle due figure al vertice delle istituzioni qualcosa di unico per la loro breve durata. Sono eletti dal parlamento della Repubblica, chiamato Consiglio Grande e Generale, tra coloro che hanno compiuto 25 anni, sono membri dell’istituzione e sono in possesso la nazionalità sammarinese dalla nascita. Presiedono lo stesso Consiglio Grande e Generale e anche il Consiglio di Stato, di fatto l’esecutivo, e il Consiglio dei XII, organo giudiziario. Promulgano le leggi e possono in casi eccezionali emettere decreti che devono essere convertiti in legge dal Consiglio entro tre mesi. Da non sottovalutare il fatto che debbano andare necessariamente d’accordo, dato che possiedono anche un potere di veto reciproco. Entrano in carica il primo giorno di aprile e di ottobre di ogni anno, ma sono eletti alcuni giorni prima della scadenza del mandato dei loro predecessori. Ci sono tracce della loro elezione a partire dal 1243, anche se presumibilmente questi ruoli esistevano già in precedenza.
Il Consiglio Grande e Generale è il parlamento monocamerale eletto ogni quattro anni da tutta la popolazione maggiorenne della Repubblica di San Marino, è composto da 60 membri ed è titolare del potere legislativo. Il diritto di voto da parte della popolazione femminile è arrivato solo nel 1964, mentre i diciottenni possono votare dal 1983 (precedentemente era necessario avere 24 anni per partecipare alle elezioni). Dal 1974 le donne possono essere anche elette in Consiglio e per vederne una Capitano Reggente si è dovuto aspettare il 1981, e per due elette assieme addirittura il 2017. Il sistema elettorale del Consiglio Grande e Generale è un proporzionale con possibile doppio turno e premio di maggioranza. Il doppio turno non è legato al raggiungimento o meno del 50% più uno dei voti validi ma alla scelta delle forza politiche di disputare un eventuale ballottaggio per l’assegnazione o meno del premio di maggioranza.
Il governo, titolare del potere esecutivo, è il Congresso di Stato. Non esiste la figura del primo ministro ed è un organo collegiale, ma di fatto al Segretario di Stato agli affari esteri è riconosciuta una figura di riferimento. È composto da dieci membri che sono eletti singolarmente dal Consiglio Grande e Generale tra i propri membri.
Infine il Consiglio dei XII, che viene eletto dal Consiglio Grande e Generale e che si occupa di materie giudiziarie, arrivando ad assomigliare ad una corte costituzionale.
È utile ricordare che, nonostante le istituzioni di San Marino abbiano un’anzianità di tutto rispetto, di gran lunga superiori a quelle italiane, la piccola repubblica non dispone di alcuna costituzione. I riferimenti legislativi più importanti sono gli Statuti del 1600 e la Dichiarazione dei diritti dei cittadini e dei principi fondamentali dell’ordinamento sammarinese del 1974, oltre alle consuetudini storicizzate. La Dichiarazione può essere modificata solo con una maggioranza dei due terzi dei membri del Consiglio Grande e Generale.
L’immagine originale della camera del Consiglio Grande e Generale è Ninetyone (CC BY-SA 4.0). Le altre sono in pubblico dominio.