Una decisione controcorrente, quella della storica azienda Busatti di Anghiari, che durante l’emergenza Coronavirus ha scelto di venire incontro ai propri dipendenti anticipando loro l’80% del TFR maturato. La proposta dell’azienda ha incontrato l’adesione della stragrande maggioranza dei lavoratori, che hanno ricevuto i bonifici proprio in questi giorni.
L’importo delle somme versate negli anni dai dipendenti per il trattamento di fine rapporto era stato accantonato da Busatti presso un istituto assicurativo, ed è stato possibile utilizzarlo, in deroga alle stringenti normative sull’anticipo del TFR, proprio alla luce della situazione determinata dal Covid. “L’azienda non si è comunque privata di liquidità”, ha commentato l’amministratore delegato Livio Sassolini, “si tratta di somme che avevamo già accantonato e che fornivano soltanto una piccola rendita percentuale. Ci è sembrato però giusto dare l’opportunità a chi lo desiderasse di ottenere questo anticipo, che può essere anche indirettamente utile ai consumi del territorio: visto che tutti i nostri collaboratori vivono nel raggio di 15-20 chilometri, si tratta di somme che rientreranno in circolo nell’economia locale”.
Una scelta, quindi, che costituisce un incentivo pratico per sostenere il territorio, in un momento particolare in cui la crisi sanitaria e quella economica ad essa collegata determinano una minore disponibilità di denaro e una contrazione dei consumi.
Per l’azienda anghiarese non si tratta dell’unica iniziativa intrapresa nel corso di questi mesi così difficili per l’intero settore produttivo. A inizio maggio Busatti aveva infatti ricevuto l’autorizzazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità a produrre e commercializzare mascherine chirurgiche di tipo 1. Già dalle prime fasi del lockdown, una parte della produzione era stata riconvertita per realizzare questi dispositivi di protezione, inizialmente il modello “Toscana 1”, seguendo le indicazioni dell’ordinanza regionale del presidente Rossi.
In un secondo momento sono state quindi avviate le pratiche per un ulteriore riconoscimento dall’ISS che in tempi decisamente brevi ha portato all’omologazione del prodotto a dispositivo medico. Un risultato di grande valore se si pensa che Busatti è stata una delle prime due attività della regione a portare a conclusione questo iter su oltre sessanta aziende che avevano avviato lo stesso percorso.