L’amore e le sue manifestazioni attraverso il racconto di un triangolo amoroso: lui, lei, l’altra. Una storia che si colloca in una dimensione onirica, una realtà in cui convivono tragedia e umorismo, tra la prosa poetica e la danza.
Tra gli eventi più attesi di Kilowatt Festival 2020 c’è “Spezzato è il cuore della bellezza”, la nuova rappresentazione della Piccola Compagnia Dammacco che sarà presentata in anteprima al pubblico proprio in questa particolare edizione del festival teatrale in scena ogni estate a Sansepolcro. Lo spettacolo si terrà domenica 26 luglio, giornata conclusiva del festival, nella suggestiva cornice del Giardino Misericordia.
La Piccola Compagnia Dammacco è nata nel 2009, ha sede a Modena e vive del sodalizio artistico tra Mariano Dammacco, autore e regista, e Serena Balivo, interprete, Premio Ubu 2017 come Miglior Attrice Under 35.
In attesa di assistere a questa nuova fatica teatrale della compagnia, TeverePost ha avuto il piacere di dialogare con il regista e cofondatore Mariano Dammacco, col quale sono state affrontate varie questioni legate al nuovo spettacolo e alle difficoltà riscontrate dagli addetti ai lavori durante l’emergenza sanitaria.
Come è nata la Piccola Compagnia Dammacco?
Siamo un progetto di compagnia nel senso che non lavoriamo con artisti scritturati. Siamo un piccolo nucleo autonomo, indipendente e non finanziato che opera sedimentando ormai da una decina d’anni gli artisti che ne fanno parte. Adesso siamo in quattro persone che svolgono attività teatrale interamente all’interno della compagnia. Tutto nasce dall’incontro tra il sottoscritto e Serena Balivo. Assieme abbiamo dato avvio alle varie attività, poi si è unita a noi Stella Monesi che si occupa degli aspetti più scenografici e tecnici. Recentemente ha aderito al progetto anche un’altra attrice romana Erica Galante.
“Spezzato è il cuore della bellezza”: come nasce questo titolo?
Il titolo è volutamente poetico, la compagnia viaggia sempre di più alla ricerca di una drammaturgia che non sia solo testuale e delle parole ma anche scenica che tenda ad offrire agli spettatori le suggestioni di senso oltre che di emozioni, non solo attraverso le parole ma anche attraverso ciò che guarda. Un titolo del genere potrebbe essere una sorta di parallelismo con l’evoluzione del linguaggio della compagnia.
Di cosa parla lo spettacolo?
C’è un triangolo amoroso. Ed è il classico intramontabile, ovvero ‘lui, lei, l’altra’. Come autore maschio mi ha divertito soprattutto prendere in giro certi aspetti del mondo maschile. Quindi il perno del triangolo amoroso è un lui, non tanto per esaltare lui quanto per svelarne gli aspetti controversi.
Lo spettacolo sarà portato per la prima volta in anteprima a Kilowatt. Cosa significa per voi?
Si, quella del 26 luglio è un’anteprima nazionale. Quella sera accadranno due cose importanti: la prima è che la compagnia incontrerà di nuovo gli spettatori dopo oltre cinque mesi dal nostro ultimo spettacolo a Milano del 24 febbraio; la seconda è che per la prima volta questa bozza di sceneggiato sarà sottoposta al pubblico entrando nell’ultima fase di elaborazione, dove inizi ad avere un ritorno dagli spettatori e inizi a capire cosa sta a significare quel particolare lavoro. Successivamente, il 28 agosto, si terrà la prima nazionale a Bassano in Veneto in occasione dell’ OperaEstate Festival.
Cosa si prova a partecipare a un festival dopo una lunga pausa e in che modo la vostra compagnia ha vissuto questo periodo critico per gli operatori dello spettacolo?
E’ stato vissuto con mancanza. Durante il periodo di fermo abbiamo realizzato una webserie di tre puntate dal titolo “Mi manchi” dedicata a tutte le donne e gli uomini di teatro, ma anche e soprattutto al nostro pubblico. La partecipazione a Kilowatt il 26 luglio porta una scelta forte: la scelta se rinviare l’appuntamento con la preparazione dello spettacolo nuovo e riprendere fiato dopo un’esperienza particolarmente scioccante, oppure ‘abitare’ l’esperienza teatrale anche per tornare alla vita. Noi siamo tra quegli artisti che hanno scelto di tornare alla vita con un’anteprima nazionale di un’ora in un festival, quando l’alternativa sarebbe stata rinviare tutto di un anno. Ciò non è stato dettato da alcuna ideologia o politica culturale, semplicemente ne abbiamo parlato e abbiamo scelto di muoverci così.