Come illustrato ieri nel precedente articolo sul tema, il Piano strategico per lo sviluppo culturale di Sansepolcro, redatto al termine di un percorso partecipativo che ha coinvolto – con Anci e Federculture – il Comune e le realtà che operano nel territorio, declina l’obiettivo generale della riorganizzazione dell’offerta culturale della città attraverso tre obiettivi specifici. Il primo di questi è il rafforzamento del sistema culturale urbano, che consiste nel combinare la progettazione culturale con la pianificazione urbanistica, prestando particolare attenzione al centro storico, custode della gran parte del patrimonio culturale cittadino. Il perseguimento di questo primo obiettivo specifico si sviluppa attraverso tre linee di intervento dedicate a: i luoghi di Piero; la rivitalizzazione del centro storico; il coinvolgimento degli operatori economici. Ciascuna linea di intervento si concretizza in una serie di azioni, per le quali vengono ipotizzati, tra l’altro, tempi e costi di realizzazione. Per dare le gambe a questo ambizioso progetto servono infatti fondi, per i quali diventa particolarmente importante il ruolo della Regione Toscana e dei bandi che potrà mettere in campo. In quest’ottica il Comune di Sansepolcro dovrà essere capace di sfruttare una condizione che in teoria appare privilegiata: aver partecipato al progetto sperimentale legato alla redazione del piano pone infatti la città in una posizione avanzata nel rapporto con la Regione che lo ha promosso, e permette di avere già a disposizione una serie di idee sostanzialmente pronte per la partecipazione ad eventuali gare.
Nel percorso di analisi del documento prodotto dal gruppo di lavoro di Anci e Federculture, TeverePost si sofferma quest’oggi sulle sei azioni previste all’interno della prima linea di intervento, quella che chiama in causa il più noto dei biturgensi, Piero della Francesca. Parlare dei luoghi di Piero a Sansepolcro significa concentrarsi inevitabilmente sul Museo civico e sulla Casa dell’artista. Il primo, di proprietà del Comune, è gestito per alcuni servizi attraverso il concessionario Opera Laboratori Fiorentini; la seconda appartiene invece al demanio ed è gestita dalla Fondazione Piero della Francesca, ente privato senza fini di lucro partecipato tra gli altri dai Comuni di Sansepolcro, Arezzo e Monterchi e dall’Unione montana della Valtiberina. Proprio la “carenza di legami gestionali, organizzativi e didattici” tra Museo e Casa di Piero è stata inserita dal gruppo di lavoro nell’elenco delle criticità da superare.
In questo senso, la prima azione suggerita consiste nella redazione di un piano di valorizzazione del Museo e della Casa di Piero che permetta di integrare le due realtà in modo innovativo ed unitario secondo un nuovo modello organizzativo. La stesura di questo piano di valorizzazione, che per Anci e Federculture ha un costo stimato in 10.000 euro e andrebbe concretizzata nel giro di circa quattro mesi, diventa il presupposto logico-giuridico per l’azione successiva, un accordo di valorizzazione “Città di Piero” finalizzato alla gestione integrata delle azioni scientifiche, museografiche, didattiche e comunicative del Museo e della Casa di Piero, da realizzare nei successivi tre mesi. Le conseguenze positive si tradurrebbero nel miglioramento dello stato di conservazione e delle condizioni di fruizione degli edifici e delle collezioni, nel potenziamento del servizio offerto e della capacità di attrazione di nuovi pubblici, nel facilitare le relazioni con gli interlocutori del territorio circostante. L’accordo potrebbe infatti andare nella direzione di garantire nuovi allestimenti delle collezioni, nuovi percorsi di visita, ampliamenti degli spazi, rinnovamento dei supporti informativi, dei servizi di accoglienza, monitoraggio della soddisfazione dell’utenza, rapporti con il tessuto imprenditoriale e associativo del territorio per nuove sponsorizzazioni e collaborazioni.
Terza azione di arricchimento delle sinergie tra Museo e Casa di Piero, per la quale è prevista una tempistica di due mesi dopo la sottoscrizione dell’accordo, è la nomina di un Comitato scientifico unitario che consenta alle due realtà di dialogare in maniera stabile e di agire in maniera univoca. Si otterrebbe così la possibilità di arricchire attraverso la ricerca scientifica, cui è vocata la Fondazione, la funzione e la fruizione del Museo, che a sua volta dovrebbe ampliare la sua offerta culturale rimandando alla Casa di Piero per ulteriori conoscenze sulla vita e le tecniche dell’artista. Ne deriverebbero quindi nuove opportunità didattiche e laboratoriali anche in una logica di interdisciplinarietà. Il piano strategico entra nel dettaglio nell’individuare la composizione del Comitato scientifico: tre membri scelti mediante selezione pubblica tra una rosa di esperti esterni all’Amministrazione, che restino in carica 5 anni e per non più di due mandati.
La quarta azione, che completa il consolidamento del rapporto tra Casa di Piero e Museo civico, è l’appalto integrato dei servizi al pubblico, che dovrà restituire un’immagine coordinata e coerente nell’uniformare sotto tutti i punti di vista le due realtà nella relazione con i visitatori: in termini, quindi, di biglietti, orari, accessibilità, visite guidate, noleggio di audioguide, fino a tutti i servizi connessi, come custodia e pulizie. I tempi di realizzazione previsti per questo passaggio consistono in sei mesi a partire dal completamento della seconda azione (l’accordo di valorizzazione).
Il quinto punto della linea d’intervento dedicata all’autore della Resurrezione è il primo a coinvolgere in modo esplicito altri soggetti oltre a quelli direttamente legati a Museo e Casa dell’artista. Si parla infatti della realizzazione di una “Piero Card”, che permetta agevolazioni tariffarie e promozioni unitarie e coordinate con gli altri luoghi che fanno riferimento a Piero della Francesca. La carta dovrebbe andare a sostituire quella attualmente esistente, che lega Valtiberina e Casentino ma che, secondo gli estensori del piano, ha fatto registrare scarsi risultati anche per la disomogeneità dei territori. Diverso sarebbe invece l’impatto di uno strumento che troverebbe nella figura di Piero un forte elemento unificante e che permetterebbe di operare in un’ottica di sistema complesso, sfruttando le economie di scala, valorizzando le esperienze professionali e i tessuti associativi coinvolti nella gestione dei beni e sviluppando collaborazioni tra questi e le strutture ricettive, prevedendo anche integrazioni con i servizi di trasporto pubblico. L’idea è quella di coinvolgere nel progetto le realtà limitrofe legate a Piero, cioè Monterchi e Arezzo, lasciando però aperta la possibilità di valutare in futuro l’estensione del progetto ad altri luoghi anche al di fuori della Regione Toscana. Per questa azione, il piano strategico calcola una tempistica di 18 mesi e costi di circa 30.000 euro per studio preliminare e progettazione, da 30 a 60.000 per hardware e software e altri 30.000 per la promozione dello strumento.
Sesta ed ultima azione connessa alla prima linea di intervento, per la quale si stimano un costo di 15.000 euro e 19 mesi di tempo, è uno studio di fattibilità per la definizione di un soggetto gestore unico del patrimonio culturale di pertinenza comunale. Arrivando, in definitiva, ad integrare non solo Museo e Casa di Piero ma tutto il patrimonio storico-artistico pubblico presente nella città, individuando un modello giuridico utile a superare l’attuale situazione di frammentazione.
Le sei azioni ora descritte costituiscono il primo filone finalizzato all’obiettivo del rafforzamento culturale urbano. Le altre linee di intervento, ovvero la rivitalizzazione del centro e storico e il coinvolgimento degli operatori economici, saranno trattate da TeverePost nei prossimi giorni, prima di passare all’esame dei successivi obiettivi del piano strategico.
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