Sono convocate per il prossimo 18 dicembre le elezioni per il rinnovo del consiglio provinciale di Arezzo. L’organismo, eletto il 31 ottobre 2018, avrebbe dovuto rimanere in carica due anni, ma la pandemia ha fatto slittare l’appuntamento con le urne. Urne alle quali però non si recheranno i cittadini, ma solo i consiglieri comunali dei 36 comuni della provincia. Questo uno degli effetti della Legge 56 del 2014, cioè la sciagurata riforma che sull’onda della tendenza a tagliare tutto il possibile ha avviato la strada verso la cancellazione di quest’ente intermedio, poi non andata in porto per la bocciatura del referendum costituzionale del 2016. Le province sono così rimaste in piedi, ma dovendo gestire i servizi con un’operatività molto più limitata rispetto a prima. Un po’ quello che è successo con la soppressione delle Comunità montane e la loro trasformazione in Unioni dei comuni, che devono operare con poco personale, poche risorse e la guida politica demandata a organismi non messi in condizione di funzionare. Insomma, complicando estremamente la vita a tutti gli enti intermedi, si è ottenuto il risultato di aver allontanato i territori, e quindi i singoli comuni, dai veri centri decisionali, a partire dalle regioni.
Lasciando ad un’altra occasione l’approfondimento di questi aspetti, torniamo al merito delle elezioni provinciali. Intanto c’è da precisare che non si svolgeranno in concomitanza con l’elezione del presidente del provincia, che per legge rimane in carica 4 anni. La prima cittadina di Montevarchi Silvia Chiassai Martini sarà quindi in ogni caso alla guida dell’ente fino all’anno prossimo. Si tratta, non a caso, di un sindaco, perché proprio ai sindaci è limitata la possibilità di concorrere per la presidenza. Allo stesso modo è limitata ai membri dei consigli comunali (compresi quindi anche i sindaci) la possibilità di essere tra i 12 eletti nel consiglio provinciale, oltre che quella di votare.
I seggi elettorali saranno tre: quello principale di Arezzo e le due sottosezioni di Casentino (a Bibbiena) e Valtiberina (a Sansepolcro). Tre anche le liste in lizza: “Comuni per la Provincia – Centrodestra”, “Centrosinistra per Arezzo” e “Patto civico Intra Tevere et Arno”. Tra i 12 candidati del centrodestra ci sono tre valtiberini: si tratta di Monica Marini di Pieve Santo Stefano, Laura Chieli di Sansepolcro e Matteo Del Barba di Anghiari; tra i 12 del centrosinistra ci sono Alessandra Dori di Caprese Michelangelo e Marcello Polverini di Sansepolcro; e infine non c’è nessun rappresentante della vallata tra i sei componenti del Patto civico.
Gli aventi diritto al voto sono ad oggi 494, ma le loro scelte non avranno tutte lo stesso peso: esiste infatti un meccanismo ponderato per cui i voti dei consiglieri dei comuni con popolazione maggiore conteranno di più. È sempre la legge 56 a stabilire le fasce di popolazione, che nel caso della provincia di Arezzo vedono solo il capoluogo in quella da 30.000 a 100.000 abitanti. Segue la fascia 10.000-30.000, che comprende Sansepolcro, quindi quella 5.000-10.000 con Anghiari, quella 3.000-5.000 con Pieve Santo Stefano e infine quella fino a 3.000 abitanti con gli altri quattro comuni valtiberini. Per stabilire come effettuare concretamente la ponderazione si ricorre ad un sistema particolarmente complesso che è possibile approfondire leggendo l’allegato A alla legge 56/2014.
Ciascun elettore potrà votare per una lista ed eventualmente esprimere la preferenza, sempre di peso variabile, per un singolo consigliere. Una volta calcolato il totale ottenuto da ciascuna lista si provvede al riparto dei seggi in modo proporzionale con il metodo d’Hondt. Dato il circoscritto numero di votanti, è facile prevedere che il centrodestra, che controlla numerosi comuni, anche tra i più popolosi, conserverà la maggioranza nel consiglio provinciale.