Antonello Antonelli, 55 anni, voce storica dell’emittente radiofonica Errevutì, dallo scorso 5 novembre è il presidente del consiglio comunale di Sansepolcro. Eletto nella lista Lega-Forza Italia, è tornato nell’assemblea cittadina dopo 36 anni dalla prima volta e dopo 26 dall’ultima: ne aveva infatti già fatto parte dal 1985 al 1995 nelle file del PCI.
Perché la decisione di rientrare in politica e soprattutto perché in una forza politica così distante da quella precedente?
Nel 1995 mi ero ripromesso di non rifare questo tipo di esperienza, poi si vede che il tempo un po’ cambia le cose. Mi hanno sollecitato più volte – mi ha fatto anche piacere pensare che qualcuno potesse credere che servo ancora a qualcosa nonostante sia invecchiato – e allora ho appoggiato un’idea che in effetti è parecchio diversa da quella da cui partivo. Nel passato ci sono state situazioni che non mi hanno visto sicuramente coinvolto in maniera positiva, per esempio nell’87 quando ci fu il cambio del sindaco: a distanza di tempo mi furono rivelati dei retroscena non bellissimi che mi spinsero anche a ridare indietro la tessera e poi a rinunciare a tutto. In seguito anche altre amministrazioni non hanno favorito il mio entusiasmo nei confronti della sinistra. Va detto che valori fondamentali che io ritenevo importanti e che venivano condivisi all’interno del Partito comunista nell’85 erano quelli della famiglia, del rispetto dell’autorità, e anche sull’identità genitoriale c’era un credo che ultimamente in certi ambienti si è un po’ perso. Quindi non so se sono cambiato del tutto io o se siamo stati in due nel tempo a cambiare.
Antonelli Antonelli è da tanti anni automaticamente identificato con un’importante emittente locale. Non c’è il rischio che l’esposizione politica possa avere effetti sulla percezione della radio?
Prima di candidarmi ho consultato e pagato personalmente due avvocati del settore perché esprimessero un giudizio sulla mia partecipazione e su eventuali difficoltà, che non esistono. In campagna elettorale a patto che non parlassi di argomenti politici, ma anche ora come editore posso proseguire a fare il mio lavoro. Penso che la linea guida debba essere – come per tutti, anche per chi non è consigliere comunale – essere un po’ super partes: se intervisto un assessore o un sindaco intervisto un’istituzione, se parlo di politica devo dare spazio alle due parti, alle due opinioni contrapposte. È la cosa che mi investe anche nella carica di presidente, perché pur essendo di parte cerco di essere super partes, quindi di usare il tatto e il cervello quando è necessario.
A questo proposito, quali sono le linee guida con cui verranno gestiti i lavori del consiglio comunale durante questo mandato da presidente?
Penso che anche gli esponenti dell’opposizione abbiano già potuto verificare come io sia una persona molto tranquilla. Devo sicuramente seguire quello che mi viene richiesto da entrambe le parti, se devo rispondere in maniera obiettiva devo sempre dare ragione a una maggioranza rispetto a un’opposizione, perché i numeri comandano, però io non affronto la questione in maniera categorica, non ho sempre ragione. Mi metto nelle condizioni di vedere se ci sono soluzioni di buon senso anche al di là delle regole.
Quali sono state le prime impressioni di queste settimane, anche potendo confrontare il funzionamento dell’amministrazione di oggi e di quella di molti anni fa?
La prima esperienza era dentro un partito in un certo senso egemone, perché aveva 16 consiglieri su 30 e molte decisioni arrivavano in consiglio comunale già prese. A 18 anni avevi la bandiera ma non eri sicuramente una pedina fondamentale, perché il lavoro grosso veniva sviluppato e portato avanti dai dirigenti del partito. Adesso invece siamo in prima linea, e questa prima linea all’inizio pesa perché devi studiare, devi capire, ti devi saper muovere. Qualche volta c’è l’incertezza del principiante, che però cerco di superare anche grazie all’appoggio dei funzionari comunali ai quali chiedo lumi e con i quali ho degli incontri prima di espormi, per vedere di non dire stupidaggini.