Mario Checcaglini è candidato a sindaco alle elezioni del 3 e 4 ottobre per Anghiari Unita, realtà che riunisce Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Articolo Uno e Partito Socialista e che è stata definita dai promotori “una lista di comunità” aperta anche a soggetti del mondo delle professioni e dell’associazionismo. A pochi giorni dal voto lo abbiamo interpellato per cominciare a tracciare un bilancio di questa campagna elettorale e per individuare gli obiettivi prioritari per la prossima legislatura.
Quali sono gli aspetti più interessanti emersi in queste settimane?
Per quanto mi riguarda la campagna elettorale è stata all’insegna dell’ascolto delle persone. Il comune è ricco di frazioni molto popolate e ho potuto constatare che gli abitanti, almeno coloro che ho potuto incontrare, non si sentivano ascoltati. Probabilmente hanno contribuito anche le restrizioni legate al Covid, però è emersa una difficoltà a interloquire con l’amministrazione comunale. La mancanza di assessori o il sindaco che aveva poco tempo sono fattori che non erano nelle abitudini, perché siamo un paesone e i sindaci di Anghiari in passato si sono sempre trovati in piazza. Il rapporto con le istituzioni si anima con il fare ma anche con l’ascoltare, tanto più in una situazione in cui la politica è così bistrattata e sembra che la si faccia per qualche interesse personale. Se alle persone non racconti quello che intendi fare e non le ascolti questo sentimento cresce, e io l’ho trovato ancora più diffuso di quanto immaginassi. Da qui anche lo slogan che noi adoperiamo, “un sindaco a tempo pieno”: non ci sarebbe stata necessità di sottolinearlo se non avessimo avuto questa percezione di lontananza dell’amministrazione comunale dai cittadini.
Le altre due liste rivendicano in modo forte la loro natura civica. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di essere invece una coalizione maggiormente legata ai partiti?
In realtà siamo tutti civici, i simboli dei partiti non ci sono e se guardiamo le persone che sono in lista facciamo fatica a rintracciare chi ha la tessera. Sono tutte persone che hanno ideali, e immagino che lo stesso sia nelle altre liste, perché ognuno fa riferimento a una visione culturale e forse anche politica, e qualcuno magari ha fatto politica in qualche passato prossimo o remoto. A mio giudizio questo è un racconto che è stato fatto per trovare giustificazioni e motivi di contrapposizione, soprattutto dalla lista Bianchi. Ma la politica oggi purtroppo non conta quasi più nulla, i partiti politici sono diventati poca cosa ovunque, a Sansepolcro, Anghiari, Arezzo. Non sono in grado e non vogliono gestire gli aspetti amministrativi locali. Quello che invece è importante, e che fa parte del bagaglio delle persone, delle esperienze che hanno maturato, è poter interloquire con personalità e istituzioni più facilmente di chi sostiene che sono tutti nemici, che i partiti devono stare lontani, che la regione e la provincia sono matrigne e il governo pure. Anghiari ha 5.000 abitanti, la Valtiberina 30.000 e qualcosa: dove andiamo se non riusciamo a unirci e a interloquire con le istituzioni, con le forze politiche che ci sono, sempre nella trasparenza e nell’autonomia delle scelte: io ho 62 anni, sono autonomo dal punto di vista economico, non è che viene qualcuno da Arezzo a dirmi cosa devo fare. Questa è una narrazione che fa comodo per giustificare il fatto che si mette insieme gente come nella favola della capra, del lupo e del cavolo. Se vincono le elezioni come vanno di là dal fiume?
Il centrosinistra, nei territori periferici come il nostro, deve però fare i conti con un certo malcontento rispetto alle politiche regionali.
Purtroppo le scelte della regione non sono sempre favorevoli alle realtà locali delle aree interne. Le risorse sono di meno, c’è un processo di accentramento e a soffrire sono le realtà più deboli, ma questo credo non sarebbe cambiato se al governo in regione ci fosse stata la Ceccardi, come non credo che in Lombardia le cose siano molto diverse. È l’effetto di politiche nazionali di risparmio che sono state portate avanti. O si torna a investire sui territori, sulla sanità, sull’assetto idrogeologico, sulle infrastrutture, oppure centrosinistra o centrodestra cambia poco. Sono di centrodestra i tre sindaci dei comuni più importanti della Toscana del sud, Grosseto, Siena e Arezzo, che da soli hanno il 50% degli abitanti dell’area. È cambiato qualcosa, per esempio sui rifiuti, rispetto alle critiche che venivano fatte ai sindaci di centrosinistra? Purtroppo non dipende da centrosinistra o centrodestra, dipende da dinamiche della società che vanno a favore dei grandi centri e che noi dobbiamo contrastare. Tutti insieme però.
Ci sono elementi programmatici che vi differenziano dalle altre due liste?
I contenuti programmatici sono tutti simili, gli abitanti sono gli stessi e i problemi che manifestano sono quelli. Noi ci siamo dati delle priorità. Oltre a questioni di carattere generale come la sanità, vogliamo realizzare alcune opere pubbliche assolutamente necessarie nelle frazioni, che spesso sono opere piccole e non richiedono chissà quali investimenti. Abbiamo intenzione di risolvere il problema del parcheggio, perché in centro per la struttura che ha ci si deve venire in auto e non si sa dove lasciarla. Per dare ordine al traffico occorre che ci si possa investire e che arrivino le risorse. Abbiamo intenzione di dare grande spazio al turismo, che significa per esempio migliorare l’accoglienza: quando il turista viene deve sapere quello che gli offre il territorio, non è sufficiente l’ambito turistico, che può delineare alcune politiche che vanno bene per tutti. Abbiamo intenzione di fare promozione, che oggi per fortuna è possibile con meno risorse rispetto al passato: se 20 anni fa occorreva investire su uno spot televisivo, con gli stessi soldi si possono pagare tre media manager per campagne su eventi che peraltro Anghiari ha. Dall’Intrepida al Festival dell’Autobiografia al Palio della Vittoria, sono tante le iniziative di valore su cui giocare sotto l’aspetto turistico. E quello che poi si deve fare a nostro giudizio è investire sulla macchina comunale, perché tutte queste progettualità si arenano se non c’è chi le conduce, per cui ci vogliono professionalità, competenze, team di persone capaci che sanno affrontare anche problemi in parte inediti per una pubblica amministrazione. Non tutte sarà possibile assumerle, ma dovremo pescare nel nostro panorama. So che c’è una persona originaria di Anghiari che lavora sul turismo facendo lezioni in tutta Italia, un’altra è molto capace sul piano della cultura per le relazioni che ha nel mondo: bisogna vedere la ricchezza che c’è nel territorio e metterla se possibile al servizio della comunità.