Anche la Chiesa ortodossa, come quella cattolica, celebra la Pasqua la prima domenica dopo il primo plenilunio successivo all’equinozio di primavera. Ma le due date spesso non vengono a coincidere perché è differente il calendario a cui si fa riferimento: gregoriano in Occidente, giuliano in Oriente. La Chiesa ortodossa non ha infatti abbandonato il sistema di datazione che era in vigore nell’Impero russo e che fu soppresso nel 1918 dopo la Rivoluzione bolscevica. Per questo il Natale ortodosso cade ogni anno il 7 gennaio, che corrisponde al 25 dicembre del calendario giuliano, mentre il calcolo della Pasqua è variabile. Nel 2017 le due Pasque caddero nello stesso giorno, come avverrà anche nel 2025. Quest’anno, come accade di frequente, lo scarto è di una settimana.
In Valtiberina sono numerosi gli stranieri che, secondo la tradizione ortodossa, festeggeranno oggi. Per esempio Nelya, che vive da molti anni a Sansepolcro. Ha lasciato oltre venti anni fa l’Ucraina, e precisamente la regione occidentale della Volinia, al confine con la Polonia. “Anche da noi un simbolo della Pasqua sono le uova”, ci ha spiegato, “ma non quelle di cioccolato, solo quelle di gallina. Una delle nostre tradizioni più tipiche è colorarle facendole bollire in un infuso fatto con la buccia di cipolla, che dà un colore rossastro che simboleggia il sangue di Cristo. Oggi si usano anche coloranti artificiali, ma io preferisco utilizzare le cipolle, che sono più genuine. Facciamo inoltre un tipico dolce che si chiama proprio ‘pasqua’ e ricorda un po’ il vostro panettone, anche se di solito è più piccolo e ricoperto di glassa. Comunque in generale si prepara un pasto molto abbondante perché tutti vogliono rifarsi dopo la quaresima. E naturalmente accompagnato dalla vodka. Il sabato si dedica alla preparazione di tutti i cibi ma è vietato assaggiarli, si può mangiare tutto solo la domenica”.
“Gli ingredienti per cucinare i piatti pasquali si trovano anche qui, anche se a volte non sono proprio uguali, per esempio la farina ha caratteristiche un po’ diverse. Ma in generale oggi è molto più facile dei primi anni riuscire a reperire anche qui in Italia gli ingredienti tradizionali della cucina ucraina e russa, che poi è la stessa cosa”, aggiunge Nelya. “Prodotti come smetana o kefir adesso si trovano nei supermercati, mentre prima ce li dovevamo fare mandare dall’Ucraina o dalla Romania. Adesso resta ancora difficile trovare il grano saraceno e le aringhe, che ci sono anche qui ma in varianti molto diverse”.
Nella conversazione con Nelya abbiamo parlato anche della situazione di amici e parenti che si trovano in Volinia: “Un’amica che sta a Sansepolcro è rientrata in Ucraina a dicembre e poi non è potuta tornare per i blocchi. Mi racconta che la situazione è difficile perché i prezzi dei generi alimentari sono aumentati moltissimo durante la quarantena. Me lo conferma anche mio fratello, nonostante una legge che in teoria vieterebbe questi rincari. Mio fratello ha sette figli che vanno a scuola, e adesso per loro è un po’ complicato stare tutti in casa e seguire le lezioni via telefono e computer”.
A proposito delle uova colorate, la russa biturgense Marina ci spiega che anche lei predilige la buccia di cipolla ai coloranti artificiali e ci descrive nel dettaglio la preparazione: si legano intorno alle uova fili o elastici, o meglio ancora le si racchiudono in un pezzo di calza lasciando all’interno piccole foglioline, chicchi di riso, lenticchie o altre minuzie. Una volta bollite per 30 minuti nell’infuso di buccia di cipolla, sulle uova rimangono così decorazioni particolarmente belle, da valorizzare lucidandole con una passata finale di olio. Un’opera artigianale che poi dispiace rompere per mangiare le uova! Per chi vuole capire meglio come fare, Marina ha realizzato anche un videotutorial.
In occasione della Pasqua ortodossa abbiamo sentito anche il pallavolista serbo Goran Marić, ormai di casa a San Giustino, che ha ricordato il 1999 durante i bombardamenti della Nato sulla Jugoslavia: “Quattro anni prima eravamo usciti dalla guerra che ha diviso le nazioni della ex Jugoslavia, poco dopo ci siamo trovati in una situazione da molti punti di vista differente ma simile, con le bombe che cadevano sulle nostre teste e mettevano in pericolo militari e civili. C’era tanta tensione, tanta confusione, tanta paura ma anche l’abitudine a vivere in quella situazione. Il popolo ha comunque voluto onorare la Pasqua ortodossa, anche se in una maniera più modesta del solito. Io purtroppo non sono riuscito a raggiungere i miei familiari che vivevano una decina di chilometri fuori dalla città. All’epoca facevo l’ultimo anno di giovanili, i campionati erano sospesi ma a volte ci allenavamo di nascosto, quando non c’erano le sirene. Ma succedeva raramente. A volte facevamo anche dei tornei di protesta organizzati dalla nostra squadra. È stato un periodo molto duro ma è stato superato anche perché come popolo siamo molto uniti.”