Fino a ieri la maggior parte delle persone con cui parlavo della città dove vivo non erano a conoscenza dell’esistenza di Kazan’. Resistevano solo due categorie di persone: gli interisti e gli appassionati di pallavolo. I primi a causa di due occasioni dove la squadra di Milano ebbe modo di incontrare il Rubin e i secondi perché la squadra di volley maschile di Kazan’ ha dominato la scena europea per molti anni. Al di fuori dei contesti sportivi è sempre stato raro incontrare chi sapesse qualcosa su questa bellissima città dove si incontrano culture, tradizioni e religioni diverse tra loro. Ora la capitale del Tatarstan godrà di maggiore popolarità, anche se per un episodio che tutti avrebbero preferito non vivere.
Ritorno a scuola
Ieri era il primo giorno di scuola dopo le vacanze di primavera. Primo maggio, Pasqua ortodossa, Giorno della Vittoria hanno caratterizzato i primi dieci giorni di maggio. Doveva essere la ripartenza verso le ultime settimane che porteranno alla completa valutazione degli studenti in vista di esami o passaggi all’anno successivo. Non è stato così dato che le scuole nel corso della mattinata sono state tutte chiuse per ragioni di sicurezza. Il protagonista in negativo di questa giornata si è recato nella sua ex scuola dopo molto tempo che non la frequentava più. Non è chiaro se fosse stato allontanato dall’istituto o se lui stesso avesse deciso di sospendere gli studi. Di fatto ieri è tornato al Ginnasio 175, vestito in nero e con un passamontagna, come un membro dei corpi speciali, e soprattutto armato di un fucile da caccia semiautomatico regolarmente posseduto. Salito al terzo piano dell’edificio ha lanciato una specie di granata destinata a produrre fumo e ha cominciato a sparare nell’ottava classe della sezione A. L’ordinamento scolastico russo è diverso da quello italiano e ci limiteremo a dire che quella classe è frequentata da quindicenni. Il presunto terrorista, invece, di anni ne ha diciannove e da qualche mese dava qualche segno di squilibrio anche nei messaggi che postava nei propri profili social, dove spesso appariva con indumenti contraddistinti dalla scritta “dio”. Sotto i colpi del fucile sono morti almeno una insegnante di inglese di ventisei anni, sette alunni e un’altra donna nelle ore successive. Il bilancio potrebbe ulteriormente aggravarsi a causa di alcuni insegnanti e adolescenti in condizioni serie. I feriti sono almeno venti. Alcuni sono saltati dalle finestre del terzo piano facendo un volo di circa otto metri. Il panico si è immediatamente diffuso ben oltre i confini della scuola 175 o del Sovetskij Rajon, il quartiere dove si trova l’istituto e dove vive il sottoscritto.
Il tam tam dei social e il rapido arrivo della polizia e poi della Rosgvardija (la Guardia nazionale) ha contribuito a far pensare che fosse in atto un attentato terroristico su larga scala. Non era così, o per lo meno non era il terrorismo che tutti temono. Appena sono apparse chiare le dinamiche dei fatti e si è compreso che la sparatoria nella scuola 175 non era un pezzo di un possibile mosaico più ampio la tensione in città è scesa. Ammirabile come i genitori che erano ancora nei pressi della scuola e i cittadini che abitano nelle case vicino all’istituto si siano immediatamente prodigati per aiutare le centinaia di ragazzi in fuga dall’edificio. È stato necessario organizzare pure le persone che in massa si sono riversate presso l’ospedale adibito a raccogliere le donazioni di sangue.
La risposta dei cittadini e delle istituzioni
Lo stato di attacco è stato revocato nel pomeriggio e i cittadini di Kazan’ hanno cominciato a recarsi in visita alla scuola portando fiori e peluche in memoria delle vittime di questa assurda storia. Il responsabile è stato arrestato e dalle informazioni emerse si sarebbe limitato a ribadire il proprio odio verso il mondo, dicendo che è stato incaricato da Dio di compiere questa missione destinata ad eliminare parte dell’umanità. Non è mancata l’immediata reazione delle istituzioni. Il Presidente del Tatarstan Rustam Minnichanov si è recato immediatamente sul luogo dei fatti e quello russo Vladimir Putin ha manifestato la propria vicinanza alle vittime. Le scuole resteranno chiuse anche oggi, giorno in cui è stato proclamato il lutto nazionale. La città vive un’esperienza del tutto nuova e sono numerosi gli uffici o le attività commerciali che hanno deciso improvvisamente di chiudere momentaneamente, in un Paese dove di solito i negozi sono aperti sempre anche durante le festività. La notizie è stata centrale in tutti i media russi e non sono mancate le attestazioni di solidarietà provenienti da altre città, dove sono stati improvvisati luoghi di raccolta di fiori o di contributi economici a sostegno delle famiglie delle vittime e dei feriti.
Un Paese speciale tra tante culture e religioni
Il Tatarstan è la terra dei tartari, qui convivono pacificamente da cinque secoli russi, tartari e altre popolazioni come baskiri, ciuvasci, mari, qui si trovano chiese cristiano-ortodosse e cattoliche, moschee e templi di religioni minori. Kazan’, città con oltre mille anni di storia, è entrata a far parte nel 1552 dell’Impero Russo dopo una lunga lotta. Lo zar che prese possesso della città fu Ivan IV, conosciuto come “il Terribile”. Dopo un inizio non proprio dei migliori, con Ivan che rase al suolo tutte le moschee, tartari e russi hanno col tempo trovato un equilibrio nella propria convivenza arrivando a stabilire anche un’autonomia, almeno dal punto di vista della tolleranza della religione musulmana e delle tradizioni locali sempre in epoca zarista. Se dopo la Rivoluzione la pratica religiosa veniva disincentivata tendendo ad uniformare aspetti della vita tartara a quella russa, i sovietici furono i primi a concedere nel 1920 l’autonomia amministrativa alla regione dei tartari permettendo la nascita della Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Tartara con capitale Kazan’ e consentendo il bilinguismo tra lingua tartara e russa. Non è un caso che l’anno scorso il centenario di questo evento sia stato fortemente valorizzato dato che la TASSR è stata la prima entità statale del mondo tartaro dai tempi della conquista russa di Kazan’. Oggi il Tatarstan è probabilmente la regione russa che gode della maggiore autonomia politica e amministrativa. La possibilità di trattenere buona parte dei proventi delle fonti petrolifere e gassose ha permesso a Kazan’ e al Tatarstan un’importante crescita economica che colloca questa area ad uno dei primi posti come qualità della vita in Russia.
Mi è capitato spesso di leggere, soprattutto sulla stampa italiana o europea, come il Tatarstan e la vicina Baschiria possano essere zone delicate o pronte ad esplodere nella geopolitica dell’immensa Russia, che al proprio interno ha cittadini appartenenti ad etnie e religioni molto diverse tra loro. Dopo oltre cinque anni che frequento e vivo questa area mi sento di affermare che non è così, almeno fino ad oggi. Tutti hanno paura che i delicati equilibri storicizzati che permettono a ognuno di vivere vicino all’altro possano essere turbati da azioni come quella di ieri. A volte sembra di percepire come alcuni quasi si augurino uno scenario jugoslavo in Russia. In realtà questo è già avvenuto proprio durante la disgregazione dell’Unione Sovietica, con tracce ancora visibili come le tensioni tra Russia e Ucraina, minoranze etniche rimaste in un altro stato o i recenti conflitti tra Armenia e Azerbaigian o Kirghizistan e Tagikistan. Sono tanti i nodi geopolitici, linguistici, storici e territoriali irrisolti in questa area e la gente del posto comprende benissimo che soffiare sul fuoco può essere pericoloso. Ad oggi il Tatarstan è un luogo tranquillo, con la maggior parte dei cittadini che non hanno alcuna intenzione di intraprendere percorsi che potrebbero portare a tensioni tra le due componenti principali della società di questa piccola repubblica. In tutto questo gas e petrolio non giocano un ruolo secondario, assicurando un benessere e un livello di vita che nessuno vuole perdere.