“Fateci un applauso perché gli applausi sono la paga dell’artista”, Queste parole, pronunciate prima di una delle sue ultime esibizioni, riassumono lo spirito che ha animato Pinuccio, al secolo Giuseppe Blasi, per tutta la sua lunghissima carriera di cantante. Dotato di una innata capacità di comunicazione vocale e visiva, è sempre stato in grado di catturare l’attenzione del pubblico per cui lascio direttamente alla sua voce il compito di presentare l’articolo a lui dedicato
La carriera musicale di Pinuccio si può riassumere in tre fasi: la prima, dalla seconda metà degli anni 50 e per tutti gli anni 60, lo ha visto frontman del gruppo Pinuccio e i Moritat, la seconda, negli anni 70, con il mitico Living Group, la terza con l’estemporaneo ricostituirsi, almeno in parte, dei Moritat, in occasione di svariati veglioni e con l’inedito ruolo di cantante nella Banda Città di Umbertide , diretta dal maestro Galliano Cerrini.
Nascita di un gruppo storico
Proprio con la testimonianza di Galliano Cerrini e con quella di Lido Selvi, musicisti che lo hanno accompagnato per gran parte della sua carriera, ricostruiamo la nascita e la genesi del gruppo Pinuccio e i Moritat. Racconta Il maestro Galliano: “Nel 1957 Pinuccio, di Città di Castello, per problemi con i componenti dell’orchestrina che aveva formato in precedenza, si recò ad Umbertide perché gli avevano segnalato un pianista da ingaggiare per il nuovo gruppo, tutto suo, che intendeva formare. Insieme al pianista gli fu segnalato anche un ragazzino di 17 anni che suonava la tromba: io. Ci incontrammo” continua Galliano “e nell’occasione presentai a Pinuccio mio fratello Stefano che suonava la batteria nel complessino che avevamo formato e che si chiamava Stefanino e i suoi Juke Box, andammo in un circolo dove c’era un pianoforte e al termine della prova il tastierista fu scartato mentre io e mio fratello, essendogli piaciuti, fummo ingaggiati seduta stante. Il nuovo gruppo al completo comprendeva oltre Pinuccio, me e mio fratello altri due componenti provenienti da Perugia. Non ci chiamavamo ancora Moritat; quel nome fu adottato l’anno dopo, 1958, quando alcuni componenti di un’orchestrina di Umbertide che si era sciolta entrarono nella nostra formazione; erano Carlo Bugiardini prima al contrabbasso poi al basso elettrico e Mario Rometta alle tastiere; si trattava di un quintetto dal momento che Pinuccio, oltre che cantare, suonava anche la chitarra e il sassofono. Per la scelta del nome ognuno dei componenti avrebbe dovuto inventare qualcosa; io proposi Moritat perché a mio parere suonava bene e prendendo il nome dal titolo di un brano famoso, potevamo usare la canzone come nostra sigla d’apertura”. L’idea piacque, così all’inizio del 1959 il nome Moritat apparve sui manifesti delle varie manifestazioni alle quali il gruppo prendeva parte. Il complesso si spostava su una Fiat 600 Multipla che nel portapacchi sopra il tettuccio aveva montato una grossa cassa con la scritta Moritat sui lati, che conteneva tutti gli strumenti dell’orchestra.
Con questo mezzo in quel periodo i musicisti si recavano a Sansepolcro dove tre volte la settimana si esibivano nei locali dell’Autostazione. Dal momento che allora tutte le orchestre portavano il nome del loro leader e visto che Pinuccio era già conosciuto, il nome cambiò: da Moritat a Pinuccio e i Moritat. Le cose per il gruppo andarono avanti così per quasi quattro anni con successo sempre crescente e ingaggi lunghissimi come quello che li vide suonare ai Bastioni di Arezzo ininterrottamente dall’ ottobre 1962 alla fine di settembre dell’anno successivo,”Con la fatica di trasportare ogni volta il pianoforte verticale fin sulla terrazza, perché d’estate suonavamo all’aperto” ricorda Cerrini. Finché una sera di dicembre 1963 al teatro Comunale di Città di Castello, nel corso di uno spettacolo che comprendeva teatro dialettale e musica nel quale come dice Galliano “Noi Moritat eravamo quasi l’attrazione perché già affermati” si verificò un altro incontro decisivo.. Era presente un altro gruppo dove c’era un ragazzino di Sansepolcro che suonava il sassofono; “Era” ricorda Cerrini “molto spigliato e con un bel suono dello strumento”. Si trattava di Lido Selvi che a sua volta racconta: “Finito lo spettacolo fui avvicinato da Pinuccio che mi chiese se volevo unirmi al suo complesso; io li avevo ammirati da sotto il palco dopo che avevo suonato col mio gruppo e non ci misi molto tempo ad accettare l’offerta” entrando così a far parte dei “Pinuccio e i Moritat” formando con la tromba di Galliano un duo affiatato e inscindibile per molti anni.
Fin dagli esordi i Moritat sono stati molto richiesti per i veglioni; ricorda Galliano “Il nostro primo veglione a Città di Castello è stato nel 1959 per l’ultimo dell’anno, denominato Veglione Tricolore e già in quell’occasione Pinuccio, attento oltre che all’accuratezza delle esecuzioni anche all’estetica sua e del gruppo, inaugurò il primo di una infinita serie di look stravaganti e appariscenti. Fino a mezzanotte ci presentammo sul palco con divisa composta da pantaloni scuri e giacca di lame dorata; dopo mezzanotte, approfittando dei brindisi in platea, ci cambiammo e riprendemmo a suonare vestiti con pantaloni alla Celentano color verde bottiglia e camicia rossa con pon pon” Il maestro Cerrini racconta di come in quei primi anni Pinuccio fosse molto puntiglioso per quanto riguarda il suo aspetto fisico radendosi accuratamente ogni giorno dal momento che era molto peloso, A tal proposito il trombettista riferisce un curioso sneddoto: “Una volta, recatosi a fare il bagno alle terme di Fontecchio, riemergendo dalla èiscina, ha spaventato le signore presenti per quanto pelo aveva sul corpo”.
Esibizioni senza riposo
Con la formazione rinnovata nella quale qualche anno dopo prenderà posto alla batteria Dino Testerini detto Pocciolino di Sansepolcro al posto di Stefano Cerrini, per incompatibilità di quest’ultimo con il lavoro di bancario, Pinuccio e i Moritat gireranno il centro Italia con serate a Montepulciano, S. Giovanni Valdarno e per tre anni a Pontassieve, dove, allo Chalet Albereta, ad ascoltarli e ballare con la loro musica arriverà gente da Firenze e da mezza Toscana, e poi a L’Aquila e per tutta la provincia di Perugia dove, a Pierantonio, saranno più volte protagonisti del veglione della Perugina.
Una delle caratteristiche di Pinuccio era quella di inserire in scaletta canzoni appena uscite sul mercato, al punto da proporre, durante i vari veglioni, le canzoni di Sanremo prima ancora della serata finale del festival. “A quei tempi” è ancora Galliano che parla “una cosa del genere lasciava a bocca aperta il pubblico, ricordo ad esempio due canzoni del festival del 1962, Carolina Dai e 24000 Baci eseguite da noi durante il veglione dei Ceraioli a Gubbio, mentre Sanremo era ancora in corso”.
Faceva il paio con questa ricerca quasi maniacale di stare musicalmente sempre un passo avanti, la cura particolare riservata alla propria immagine, che, con l’andare del tempo è diventata sempre più stravagante ma tesa anch’essa a catturare l’attenzione del pubblico. Questo suo modo di abbigliarsi, con cappelli dai colori improbabili, sciarpe, anelli e vestiti appariscenti, è stata una condizione per lui normale anche nella vita di tutti i giorni. “Vedevo questa persona, il segretario della scuola, che veniva a lavorare vestito in maniera a dir poco insolita” ricorda un mio collega educatore che da adolescente, tra la fine degli anni 60 e i primi 70, frequentava l’istituto Bufalini di Città di Castello dove Pinuccio svolgeva quella mansione all’interno della scuola.
“Sono stati anni di grandi soddisfazioni” interviene Lido Selvi “abbiamo avuto l’opportunità di farci ascoltare da personaggi famosi come ad esempio Federico Fellini e Giulietta Masina presenti un anno alla premiazione e relativo veglione del Grifo d’Oro a Montepulciano manifestazione ripresa dalla Rai” e continua: “Veglioni come quello duravano dalle nove di sera alle sei di mattina, il tempo di smontare gli strumenti e da lì partivamo per Pontassieve dove suonavamo il pomeriggio e la sera; è andata avanti per tre anni di fila”. Per quel che riguarda Pinuccio Lido afferma: “Era un showman, durante la serata faceva di tutto; oltre cantare e suonare presentava, parlava con la gente scendendo nella pista da ballo vestito in modo particolare con dieci anelli alle dita, cappello, foulard, scarpe e occhiali eccentrici indossando frac dai colori improbabili e questo faceva colpo sul pubblico che apprezzava molto anche questo suo lato”
In ogni caso il suo punto di forza era la voce; dotato di un’estensione incredibile era in grado di affrontare qualsiasi brano di qualunque genere, prediligendo quelli melodici che mettevano ancor più in luce le sue capacità vocali. Lui era l’attrazione mentre il compito di sostenere il gruppo spettava a Lido e Galliano protagonisti affiatatissimi dei ballabili per sola orchestra, ben coadiuvati dagli altri componenti del complesso.
“Ma si sa” riprende Galliano “col tempo c’è assuefazione e voglia di fare nuove esperienze così nel 1970 io e Lido siamo approdati ad un’altra orchestra mentre Pinuccio, che pure era rimasto male per la nostra uscita”. “Dandoci dei traditori per scritto” interviene Lido “si è consolato molto bene direi” riprende Galliano “entrando nello stesso anno a far parte del Living Group”
Con il Living Group per tutti gli anni ’70
A questo punto per Pinuccio si apre un nuovo esaltante capitolo. I componenti del Living Group, complesso mitico e extra large (erano in otto sul palco) nato dall’idea dei fratelli Vincenzo e Giuseppe Lucattelli perugini ai quali si uniscono Antonino Ticchioni e altri musicisti di Todi e di Perugia, in cerca di un cantante, contattano Pinuccio che diventa da subito il loro frontman. I gusti musicali della gente nel frattempo erano cambiati così il gruppo come riferisce Francesco Latterini, per anni fonico della band “Aveva un programma molto vario che spaziava dal Funk al Progressive con brani italiani selezionati e Pinuccio arrivava a cantare pezzi di Mina e di cantanti donne straniere. Ci fu” ricorda Latterini “un concorso di gruppi per l’Umbria al Teatro Morlacchi di Perugia, vinto da loro, durante il quale Bobby Solo, allora in giuria, rimase colpito dall’estensione di voce di Pinuccio, che interpretava appunto un brano di Mina, tanto da invitarli nel suo studio di registrazione per realizzare una lacca da lui poi presentata alla RCA. Ma nella casa discografica i dirigenti di allora erano indirizzati verso gruppi inglesi e, pur apprezzando le capacità della band perugina e del cantante, non li presero in considerazione”.
L’attività del Living Group si svolgeva essenzialmente in sala da ballo “Io mi ricordo” continua Francesco “nel 1971 facemmo una serata di prova al Tic Tac di S. Giovanni Valdarno che aveva sia sala al chiuso che all’aperto. Il manager del locale, appena li sentì la prima volta, rimase talmente colpito che firmò alla band un contratto di tre anni. In quel periodo il Tic Toc era un po’ in crisi di pubblico, l’ingaggio del Living Group risollevò le sorti del dancing con gente che arrivava fino da Firenze per sentirli”
“Fra le altre cose importanti” ricorda ancora Francesco “C’è stata nel 1972 una tournèe denominata Rally di Montecarlo, nata da una famosa trasmissione della radio monegasca. e presentata dalla stessa Radio Montecarlo. Grazie alla selezione vinta al Morlacchi, al successivo approdo a Roma e ai rapporti che ne derivarono, il gruppo fu ingaggiato per questo spettacolo dove c’erano Corrado e Sandra Mondaini, dove il Living Group fungeva da orchestra della manifestazione, diretto dal maestro Roberto Pregadio, fu una tournèe estiva di tre mesi a livello nazionale, uno spettacolo della durata di due ore con molte date in tutta Italia”.
Nel 1975 il Living Group incise due 45 giri, il primo era l’inno del Perugia Calcio appena approdato in serie A per la prima volta nella sua storia, il secondo “Piccola Grande Città” dedicato alla vita che si faceva all’epoca nel capoluogo umbro. Da notare che nel testo di questo brano è pronunciata la parola negro,che a quel tempo non aveva il valore negativo assunto in seguito. Con queste canzoni Pinuccio realizzava un sogno, quello di incidere dischi, soltanto accarezzato ai tempi dei Moritat. Nel frattempo anche il suo look si era evoluto adattandosi ai tempi. Smessi gli smoking sgargianti e i frac luminescenti il cantante aveva optato per un abbigliamento più casual senza però rinunciare a cappelli, occhiali strani e completi in pelle e, segno dei tempi, si era lasciato crescere sia i capelli che una folta barba peraltro ben curata; un hipster ante litteram.
L’attività di Pinuccio con il Living Group è andata avanti fino al 1980 e si è purtroppo conclus a causa di problemi di salute che Il cantante ha iniziato a manifestare in quel periodo.
Un cantante da banda
“Dopo altre esperienze con gruppi musicali” riprende Galliano “mi è stato affidato il compito di risollevare le sorti della banda musicale di Umbertide in qualità di maestro di musica. In occasione della festa di Santa Cecilia che vedeva radunati tutti i musicisti del gruppo, invitai anche Pinuccio alla cena sociale, nel corso della quale lui si sentì male al punto che dovemmo chiamare l’ambulanza. Appena si fu ripreso lo invitai ad unirsi alla banda come cantante, lui accettò, così, arrangiati per banda, gli ho preparato i brani che a lui piaceva cantare, da pezzi classici come Nessun Dorma a O Surdato ‘Nnammurato, ‘O Sole Mio, Un Amore Così Grande e altre famose melodie. Un cantante era un’assoluta novità per una banda ed avendo Pinuccio una presenza che non passava inosservata, riscuotevamo grande successo ovunque andavamo, da Fano a Cortina D’Ampezzo, da Nizza a Sanremo e in tante altre località d’Italia e d’Europa. Nel contempo abbiamo formato un trio , tromba canto e tastiera per suonare a matrimoni e veglioni e in questa veste siamo andati ospiti in tv a Mediaset”
Gli ultimi applausi
Nello stesso periodo è ripresa la collaborazione di Pinuccio anche con Lido Selvi, con il quale, in compagnia di altri musicisti, ha ripresa ad allietare veglioni in Valtiberina toscana e Alto Tevere Umbro. “Memorabili” ricorda Lido “i Veglioni del rione di Porta Romana al teatro Dante di Sansepolcro e quello dei carabinieri in un noto ristorante della città pierfrancescana”, Insieme al sassofonista ha partecipato come ospite a varie manifestazioni presentandosi in qualche occasione con effetti scenografici fuori dal comune. “Come quella volta che” racconta Lido “dovendo cantare brani di Lucio Battisti fra i quali Il Tempo di Morire, quello che inizia con…motocicletta 10hp..arrivò sul palco a cavallo di una moto”. Intanto il tempo passava e la condizioni del cantante si facevano sempre più critiche ma lui non demordeva. Nel 2014 ospite di una manifestazione musicale a Sansepolcro dopo aver eseguito i brani che aveva in programma “tenendosi con la mano all’asta del microfono che” ricorda Lido il quale lo accompagnava al sax “malfermo com’era, sembrava dovesse cadere a terra da un momento all’altro, eseguì la parte finale di Nessun Dorma a cappella fra gli applausi scroscianti del pubblico”.
Gli ultimi anni del cantante sono stati caratterizzati da continui ricoveri in ospedale. “Spesso” ricorda ancora Lido “andavo a trovarlo in ospedale a Città di Castello dove era accudito da una badante. In una occasione, durante la visita del vescovo al nosocomio, si fece confessare da un prete del posto e poi prese la comunione direttamente dal vescovo; in un’altra, sceso con noi al bar del policlinico, dopo aver assaggiato un pezzo di cioccolato di cui era ghiotto, gli dissi di sbrigarsi a guarire perché avrei voluto riproporre insieme a lui quello che era diventato il suo cavallo di battaglia, Portami Tante Rose e accennai l’attacco del pezzo, al che lui, dopo essersi inizialmente schernito, ‘li in mezzo al bar, ormai con un filo di voce, iniziò a cantare..Amore amor, portami tante rose… facendo restare di stucco la badante e quanti erano presenti”. A lui comunque non sono mai mancati l’affetto e le cure dei figli Francesco e Tommaso. “Quest’ultimo” riferisce il sassofonista ”essendo medico aveva disposto una presenza di cure e amore che non dimenticherò mai”
Giuseppe Blasi, Pinuccio, si è spento in un giorno di fine gennaio 2018. Al suo funerale, officiato a Città di Castello in cattedrale, presente tutta la banda musicale di Umbertide, Lido Selvi e Galliano Cerrini hanno suonato molti dei cavalli di battaglia del suo repertorio ai tempi di Pinuccio e i Moritat. Poi nel settembre successivo ad Umbertide, in occasione del tradizionale concerto della banda, a cantare le canzoni di Pinuccio è stato il figlio Francesco mentre alle pareti scorrevano le diapositive con le immagini del cantante da poco scomparso.