Uno degli aspetti della normalità che ritroveremo dopo la fine della pandemia di Covid-19 è sicuramente la possibilità di viaggiare. C’è chi lo farà per andare a mangiare il pesce nel mare più vicino a casa, chi si godrà il villaggio turistico nella meta esotica, chi vorrà immergersi nella natura e chi ha in mente qualcosa di davvero più complicato. Abbiamo incontrato Fabio Cofferati da Salsomaggiore Terme, vespista e con un sogno da realizzare, ovvero andare a Tokyo con una Vespa del ’63 sulle orme dello storico viaggio Milano-Tokyo effettuato in occasione delle Olimpiadi del 1964 dal giornalista, motociclista e scrittore Roberto Patrignani.
Come ti è venuto in mente di progettare un viaggio del genere?
Vado in Vespa da quando avevo tredici anni, cominciando nel cortile di casa. Dopo i ventidue anni ho cominciato a frequentare i raduni attraverso i quali la cultura vespistica è cresciuta dentro di me spaziando nei diversi aspetti che può avere questa passione: la lettura, i viaggi, i film, i restauri, i memorabilia. Tra tutto questo mi è arrivato in mano il libro di Roberto Patrignani, che aveva fatto un’impresa epica. Quello che mi è piaciuto di Patrignani è che non ha scritto un mero diario di viaggio come fanno in molti, ma nel suo racconto ha messo sentimenti, emozioni e anche i momenti di sconforto. Un libro di viaggio che ti prende e allo stesso modo è un viaggio anche dentro la sua anima. Chi non sogna di fare un viaggio così? Anche con qualsiasi mezzo. Quindi la mia ispirazione viene dalla Milano-Tokyo di Patrignani del 1964 e dalla voglia di fare un viaggio epico. Non cerco fama o gloria, ma un’esperienza anche interiore. La scintilla vera e propria me l’ha data il giornalista Valerio Boni, che alcuni anni fa mi ricordò delle imminenti Olimpiadi di Tokyo e che sarebbe stato bello ripetere l’impresa del ‘64, avvenuta sempre in coincidenza dei Giochi Olimpici in terra nipponica. Da lì ho prima pensato e poi cominciato ad organizzare questo viaggio.
Raccontaci il programma.
Partirò sabato 12 giugno da casa mia a Salsomaggiore Terme e a piccole tappe raggiungerò Milano. Il giorno successivo alle 12.00 in punto partirò dallo stesso luogo da dove partì Roberto Patrignani nel 1964, ovvero dalla Torre Piaggio di Corso Sempione. Da lì attraverserò la Brianza, poi la parte orientale del Lago di Como, sosterò a Mandello che era il paese dove abitava Patrignani e farò un tratto di strada assieme a suo figlio. Lui guiderà la Vespa originale della prima Milano-Tokyo. Da Chiavenna entrerò in Svizzera e la prima tappa sarà a Coira nel Cantone dei Grigioni incontrando il Vespa Club locale. A seguire Germania, Polonia, Lituania, Lettonia ed entrerò in Russia. Dovrei essere a Mosca al quinto giorno di viaggio. Nella capitale russa incontrerò gli amici del Vespa Club di Mosca. Da lì dopo altri due giorni arriverò a Kazan’ dove mi aspetta un pazzo ed incosciente che fa spesso viaggi in giro per il mondo con auto ecologiche. Non so se mi potrà poi accompagnare in parte del viaggio, ma in ogni caso mi tufferò nel Far East russo e spero che in tre settimane potrò arrivare a Vladivostok. Dal porto sul Pacifico traghetterò in Giappone dove visiterò prima Hiroshima, Osaka e naturalmente Tokyo. Assieme ai vespisti del sol levante faremo dei piccoli tour alla ricerca dei posti dove Patrignani si fece fotografare cinquantasette anni fa e cercherò di esplorare la capitale giapponese.
Parlaci della tua compagna di viaggio
È una Vespa VBB2T del 1963 targata Parma, e quindi con le iniziali di Patrignani Roberto, ed è stata immatricolata il giorno del mio compleanno, il 18 maggio. Questi fatti mi hanno convinto ad acquistarla dopo che la osservavo da diverso tempo. Ci ho lavorato e l’ho ricostruita in base alle mie esigenze: telaio e sospensioni rinforzati, motore elaborato, portapacchi gigante e serbatoio maggiorato. Il mio obiettivo era avere una Vespa il più somigliante possibile a quella di Patrignani però 2.0, con dei miglioramenti rispetto a quella con la quale lui fece il viaggio, aggiornata con componenti tecniche moderne e performanti.
Come pensi di risolvere le eventuali difficoltà che incontrerai?
Naturalmente in un viaggio del genere puoi pianificare tutto quello che vuoi ma gli imprevisti saranno sempre dietro l’angolo. Problemi meccanici, di salute, la burocrazia, ne basta uno e saltano tutti i programmi. Di solito pianifico ma sono in grado anche di improvvisare. Me la so cavare a livello di meccanica e mi porterò dei pezzi di ricambio. Se il guasto fosse non riparabile in qualche modo a Tokyo ci arriverò comunque. Naturalmente questo è uno scenario limite, dato che farò tutto il possibile per aggiustare la Vespa se dovesse rompersi. Per quanto riguarda la salute cercherò di prevenire i problemi e avrò con me qualche medicina. La lingua non sarà una cosa semplice ma dovrò imparare qualche frase per poter cercare gli alberghi o chiedere informazioni. Per il resto affronterò sul campo i vari problemi. La Vespa è stata appositamente rinforzata dove conta per poter superare anche i terreni accidentati.
Chi ti sta aiutando nell’organizzazione?
Nell’organizzazione vera e propria nessuno, ho fatto quasi tutto in solitaria. Ho assemblato la Vespa, ho ideato il viaggio e grazie a qualche amico cerco di reperire informazioni. Nel contribuire a far conoscere l’avventura e a farne parlare c’è più di una persona. Tra tutti cito Luca Moretto che ha preso con simpatia ed entusiasmo il progetto e mi sta aiutando con le pubbliche relazioni mettendomi in contatto con tante realtà associative e comunicative. Luca è un artista e ha realizzato la “poccia” della Vespa dedicata al viaggio.
Non è la prima volta che ti avventuri in un viaggio in Vespa. Raccontaci le tue precedenti esperienze.
Da quando sono iscritto al Vespa Club di Piacenza ho partecipato a molti raduni fino a quando nel 2003 ho vinto il campionato italiano di Vespa turismo, per poi alzare l’asticella e cominciare a fare viaggi sempre più lunghi e avventurosi. Tra i principali un viaggio di nozze con la mia ex moglie con una Vespa sidecar: siamo partiti da Salsomaggiore e abbiamo attraversato tutta la Francia per poi imbarcarci e proseguire in Irlanda e quindi in Inghilterra. In questo viaggio ho avuto un problema tecnico che mi ha costretto ad abbandonare il mezzo per recuperarlo anni dopo. Altro viaggio importante è stato quello a Capo Nord in diciotto giorni nell’estate 2016 con una Vespa del 1954. Infine ho fatto una Brennero-Marsala, i due punti estremi dell’Italia, in 23 ore e 23 minuti nella giornata del 23 giugno del 2014.
Tornando alla Milano-Tokyo, cosa ti preoccupa di più di questo viaggio?
La cosa che mi preoccupa di più è avere un incidente. Sono consapevole che è un viaggio pericoloso e avendo due figli piccoli e una moglie non vorrei metterli in condizione di avere problemi per mia responsabilità. Sono disposto a rischiare ma senza andare a cercare ulteriori complicazioni. Cercherò di avere la massima attenzione proprio per diminuire i rischi. Devo fare tutto il possibile per viaggiare riposato e in ogni caso se mi sentirò stanco mi fermerò.
Nelle migliaia di chilometri di solitudine nel mezzo della Siberia a cosa penserai e cosa farai per mantenere la concentrazione?
Quando viaggio di solito penso. Non uso auricolari per ascoltare musica perché preferisco ascoltare il motore per prevenire qualsiasi problema. In Vespa si pensa tanto, posso guardare gli alberi, contare i chilometri o tutto ciò che si ripete attorno alla strada. Senza perdere la concentrazione si possono fare molte cose utili a trascorrere il tempo, altrimenti su strade come quelle percorrerò, diritte e lunghe, ci si potrebbe anche addormentare e quindi cascare. Vigili sempre, e fare molte pause!
Molte persone rinunciano ai viaggi come il tuo per problemi di lavoro o familiari. Come sei riuscito ad organizzarti?
Questo è un viaggio che molti potrebbero sognare. Uno che ha a disposizione tre mesi di solito va a fare un viaggio in altre località meno sperdute come il giro delle capitali europee o il coast to coast negli Stati Uniti. Io ritengo che questo sia un viaggio di un certo spessore. A me piace stare nella natura e in particolare quella selvaggia dei paesi nordici. Lavoro come autista di bus per i bambini che vanno a scuola e ho la fortuna di avere i tre mesi estivi liberi. Quest’anno appena si ferma l’attività scolastica preparerò i bagagli e partirò per questa avventura. Tornerò poi in Italia ad inizio settembre e dopo qualche giorno riprenderò la normale attività in vista del nuovo inizio delle scuole. Durante l’estate manderemo i nostri figli in un doposcuola per alleggerire il periodo anche a mia moglie.
E dopo Tokyo?
Prima bisogna arrivarci a Tokyo! Non sarà il viaggio della vita perché il viaggio della vita non esiste, essendo la vita stessa un viaggio. Questa è una tappa della mia vita quindi per me sarà un’occasione di crescita e di scavare nel mio io. Sarà motivo di pensare anche a quello che voglio fare da grande, quindi dopo Tokyo. Dico a tutti che dopo mi darò una calmata e tirerò i remi in barca, ma in realtà ho altri progetti di viaggio seppure più brevi rispetto a quello della prossima estate. Mi sono ripromesso che mi dedicherò di più ai figli e alla famiglia, ma non fermerò la mia attività di viaggiatore di Vespa, anche se farò anche altri tipi di itinerari con i miei figli e con gli amici più cari.