È stato ricordato oggi il centesimo anniversario della nascita, avvenuta il 16 dicembre 1920, del partigiano jugoslavo Dušan Bordon, caduto in uno scontro a fuoco con i fascisti nei pressi di Caprese Michelangelo il 13 aprile 1944. La commemorazione di Bordon si svolge annualmente nel luogo della morte, ma questa volta, a causa della pandemia, si è tenuta in forma ristretta presso il Sacrario degli Slavi del cimitero di Sansepolcro. Qui è conservata l’urna con i resti del partigiano, che è stata omaggiata con una corona di fiori. La presidente della sezione Anpi di Sansepolcro Patrizia Fabbroni ha sottolineato il rammarico per non aver potuto celebrare il centenario con un evento di più ampio respiro: “Doveva essere una giornata diversa – ha detto – credo però che in questo momento possa aiutarci pensare a persone che nei momenti estremi hanno fatto scelte così significative, come quella di un ragazzo che è morto per i suoi ideali e per noi”. Anche Libero Alberti ha messo in evidenza l’eroismo di Bordon e del partigiano sovietico Pëtr il russo, caduti insieme fermandosi a proteggere la ritirata dei compagni. L’assessore biturgense alla cultura Gabriele Marconcini ha ricordato la figura di “uno studente di filosofia che aveva studiato Marx, protagonista di un impegno che tra l’altro non può essere perimetrato nell’ambito di una nazione o peggio ancora di un nazionalismo, e che ha portato da noi dei semi sacri che è ancora importante coltivare”.
A commemorare la figura di Dušan Bordon anche i promotori del Centro studi internazionali “Renicci” di Anghiari, realtà in via di costituzione dedicata alla ricerca storica sul campo d’internamento fascista che fu attivo nel nostro territorio. In una lettera firmata da Giorgio Sacchetti, Andrea Merendelli e Mirco Draghi e indirizzata all’Associazione degli antifascisti e dei reduci di Capodistria, è stata espressa “grande commozione e partecipazione fraterna” nell’unirsi “al ricordo del giovane martire partigiano Dušan Bordon nel centenario della sua nascita”. Il testo, che ripercorre anche la biografia di Bordon, si conclude con l’impegno del Centro studi a “valorizzarne la generosa figura di combattente transnazionale per la libertà e di promuovere studi, ricerche e attività di public history che sviluppino ulteriormente la conoscenza critica di situazioni ed eventi storici spesso misconosciuti come quelli dei campi d’internamento”.
Bordon era nato a Trieste il 16 dicembre 1920, e con i genitori istriani si era trasferito nell’allora Regno di Jugoslavia dopo l’avvento del fascismo. Studente di filosofia e militante comunista, era attivo nelle organizzazioni studentesche e operaie anche come pubblicista. Dopo l’occupazione fascista della provincia di Lubiana fu arrestato con il fratello maggiore Rado e inviato in diversi campi di prigionia in Italia, fino ad essere internato in quello di Renicci nel luglio 1943. I fratelli Bordon, con i tanti altri detenuti, fuggirono da Renicci dopo l’armistizio dell’8 settembre. Rimasto a combattere in Valtiberina, Dušan fu commissario politico della 23ª Brigata Garibaldi “Pio Borri” e comandò il reparto slavi. Morì insieme al sovietico Pëtr il russo in uno scontro a fuoco con i fascisti della Guardia nazionale repubblicana nei dintorni di Caprese. Il fratello Rado (1915-1992) riuscì invece a rientrare in patria e si affermò nella Jugoslavia socialista come poeta e traduttore.
A Bordon è intitolata una scuola di Capodistria, che ha dedicato al centinario della nascita del partigiano un video visionabile a questo indirizzo. Nel cortile dell’istituto è presente un busto del partigiano che è stato stamani meta di commemorazione da parte dell’Associazione degli antifascisti. La stessa organizzazione aveva curato, in collaborazione con l’Anpi di Sansepolcro, la visita di una nutrita delegazione slovena in Valtiberina lo scorso anno, in occasione del 75° anniversario dell’uccisione di Bordon. Ne avevano fatto parte anche numerosi studenti della scuola di Capodistria e la nipote del partigiano, Sabina Petrinja. La delegazione aveva fatto tappa, tra l’altro, a Renicci, al Sacrario degli Slavi e nel luogo nei pressi di Caprese dove Dušan Bordon aveva trovato la morte. Analoghe iniziative che dovevano coinvolgere la Valtiberina e Capodistria erano state programmate per il 2020, ma non sono state possibili a causa della pandemia. Il rapporto instaurato tra queste realtà è però ormai solido e destinato in futuro a nuove e proficue occasioni di collaborazione.