Da sempre i luoghi di Piero della Francesca costituiscono un terreno fertile per il prosperare di importanti realtà imprenditoriali. Grazie al loro ingegno, creatività e lungimiranza, in questi decenni i protagonisti del settore produttivo hanno saputo portare sulle rive del Tevere grandi investimenti, occupazione e un rinnovato know how. Uno degli esempi più concreti è certamente quello di G&P Cosmetics, azienda specializzata in ricerca e sviluppo, produzione, marketing e commercializzazione di cosmetici per capelli in tutto il mondo.
Nata dall’unione di diverse personalità con importanti trascorsi professionali alle spalle, G&P promuove salute e bellezza, benessere, amore per se stessi e stima a tutti i livelli attraverso vari brand come Sensùs, Vita Toscana e OiVita39. Tra i punti di forza di questa realtà, che oggi conta oltre 130 dipendenti, vi sono l’alta qualità dei prodotti, l’elevata professionalità dei servizi e la consolidata esperienza dei propri collaboratori, formatori e mentors.
Operativa a Sansepolcro dal 2002, in questi anni l’azienda ha contribuito alla crescita dell’intero territorio stimolando un approccio al fare impresa sì innovativo, ma al tempo stesso sempre rispettoso delle radici e degli elementi chiave che contraddistinguono l’Alta Valle del Tevere. Per comprendere meglio questi concetti, TeverePost ha intervistato Stefano Tricca, socio fondatore e CEO di G&P Cosmetics, nel corso di una visita al suggestivo stabilimento di Via Alcide De Gasperi.
Come è nato il vostro progetto?
“Siamo nati diciotto anni fa grazie all’unione di quattro figure che hanno scelto di investire su questo settore dopo varie attività e progetti ad alti livelli. La prima di queste è mia moglie Giulia, laureata in chimica e tecnologia farmaceutica e reduce da un’importante esperienza nel settore cosmesi. Lei è senza dubbio la colonna portante dell’azienda essendo lo chef di quelle che sono le formule che noi utilizziamo. Poi ci sono io che dopo tanti anni in Martini & Rossi ho scelto di dedicarmi a questa nuova avventura dove, in qualità di CEO, mi occupo della direzione commerciale e dello stabilimento. Assieme a noi c’è la nostra socia inglese Susan Campbell, che proviene dall’area marketing di aziende di portata internazionale, e infine il dottore Davide Gabriele Savian, milanese, che si occupa di finanza, amministrazione e gestione contabile. Questa unione di quattro figure con competenze diverse ha fatto sì che ognuno riuscisse a sviluppare la propria area in autonomia. Questa è stata la nostra forza, ognuno si occupava della propria area e ci siamo fidati uno dell’altro. La cosa ha aiutato tantissimo e ha contribuito a creare ciò che siamo oggi.”
Qual è il vostro core business?
Nasciamo come azienda per la realizzazione di colori per capelli. Devi sapere che nel mondo di aziende che fanno colore ce ne sono molte, ma quelle maggiormente riconosciute a livello internazionale sono per l’appunto (e per fortuna) le aziende italiane. In Italia le aziende che producono colore si contano nelle dita di due mani, mentre quelle che producono colore di alta qualità sulle dita di una. In Valtiberina abbiamo due realtà che possono rientrare in quest’ultima categoria.
Possiamo quindi parlare di un approccio più qualitativo che quantitativo.
Senza dubbio. Abbiamo fatto una scelta molto coraggiosa, ma anche obbligata. Coraggiosa perché abbiamo scelto di indirizzarci verso un preciso prodotto puntando all’alta qualità, perché comunque sia la provenienza nostra e soprattutto di mia moglie era orientata verso quel segmento di mercato. Io stesso, con i miei trascorsi commerciali, ho sempre avuto una metodologia di vendita orientata a valorizzare il prodotto più che a vendere il prezzo. Ho sempre venduto cose il cui prezzo era al di sopra del mercato e ho fatto di questo il mio punto di forza. Obbligata, invece, perché i concorrenti di questo settore provengono quasi tutti dai mercati orientali, dove si valorizza la quantità sulla qualità e le competizioni sul prezzo sarebbero state perse fin dall’inizio. Abbiamo quindi puntato a creare un valore aggiunto per una nicchia di mercato.
E come si crea questo valore?
Giustificandolo. Il colore è un prodotto che si trova dentro un tubo di alluminio ed è un po’ come le bottiglie di vino. Una bottiglia con del liquido rosso è uguale a un’altra, ma ci sono quelle da 2 euro e quelle da 250 euro. Cosa succede? Nel mondo della valorizzazione dei beni di consumo è fondamentale costruire una storia attorno a un prodotto. Per poter giustificare il prezzo bisogna trovare delle motivazioni, e oggi non è più sufficiente dire soltanto che il mio prodotto è più buono. È fondamentale narrare una storia, e lo si fa innanzitutto spiegando da dove nasce questo valore aggiunto, ossia dal territorio. E proprio il territorio è una delle fonti di ispirazione più grandi in tutto quello che facciamo.
Può farci qualche esempio?
A cavallo tra ‘800 e ‘900 questa città ha ospitato uno dei principali stabilimenti d’Italia, che è la Buitoni, e questa è stata per noi un’ispirazione fondamentale. Ma oltre a questo, il territorio ci dà uno degli elementi essenziali all’interno del nostro prodotto, ossia l’acqua. Può sembrare banale, ma un colore è composto da una parte acquosa in percentuali elevate. Ci troviamo sulle rive del Tevere, fiume che anticamente contribuiva nella produzione della nostra pasta nota in tutto il mondo, ed oggi è una componente chiave dei nostri prodotti anch’essi distribuiti nel mondo. L’acqua è un elemento fondamentale e per fortuna non la si può trasferire in Cina, l’abbiamo trovata qui e qui rimarrà. Una volta creato lo stabilimento, pian piano siamo andati a costruire la storia delle persone che lavorano attorno a questo prodotto: per fare un esempio, abbiamo il chimico che si è premurato di andare a cercarsi tutti gli elementi, in questo caso i componenti più performanti e qualitativamente elevati, che potessero garantire un determinato tipo di prodotto. Assieme a queste caratteristiche, è necessario costruire anche un’immagine che possa sostenere la qualità, e questo è stato il compito di Susan.
Anche il vostro stabilimento riflette questa cura dell’immagine.
Esatto. Per far comprendere che il nostro prodotto è migliore e più apprezzato, abbiamo costruito una struttura dove noi andassimo a produrre questa qualità. Abbiamo scelto di progettarla attraverso gli occhi di un parrucchiere, che tutt’oggi è il nostro principale consumatore e al tempo stesso promotore dei nostri prodotti con i suoi clienti. Cosa vorrebbe vedere un parrucchiere perché capisca che il colore che utilizza nel suo salone è valorizzato? Per rispondere a questa domanda abbiamo costruito un’azienda visitabile, uno spazio dove si è in grado di poter entrare e vedere come nasce e si costruisce un colore. Immagina che nel mondo della ristorazione uno chef non avesse mai visto un orto, o un sommelier non avesse mai visto una vigna.
Nella parruccheria professionale questo non accadeva?
In minima parte. Anche qua da noi abbiamo scoperto che vi erano operatori affermati che per oltre cinquant’anni hanno lavorato senza avere mai visto in che modo vengono realizzati tutti quei prodotti che i parrucchieri utilizzano quotidianamente. Per questo abbiamo messo il parrucchiere nelle condizioni di capire in che modo nasce e cresce il tubo di colore e quanti studi ci sono dietro i processi produttivi articolati. Cominciamo a fargli vedere che quella non è una bottiglia come le altre. In realtà alla fine il nostro strumento di lavoro, che è il tubo colore, non è solo fine alla mera vendita, ma piuttosto si pone l’obiettivo di diventare prodotto fondamentale per il salone che lo vende al consumatore e per il consumatore che sicuramente si affeziona a quel colore. E quindi abbiamo scelto di costruire attorno al nostro processo produttivo una storia. Una storia che abbiamo arricchito aggiungendo elementi di piacere: quello visivo, quello olfattivo e quello tattile.
In che modo il cliente viene indirizzato a percepire queste sensazioni?
Nel circuito e nel percorso della nostra azienda abbiamo voluto creare una serie di piccole zone dove il nostro cliente in visita è in grado di comprendere la nostra mission e quindi dare maggior valore a quello che sarà il suo prodotto finale. E quindi ecco che nasce Opere & Art, una galleria d’arte sopraelevata che consentirà di vedere la parte operativa assieme alla parte artistica dando l’opportunità ad artisti locali di esporre le proprie opere. Nel 2011, anno dell’inaugurazione, abbiamo avuto l’onore di esporre 12 opere di Andy Warhol. Da lì ci si sposta in un altro settore, che è quello delle cosiddette ‘camere calde’, all’interno delle quali teniamo a riposare la nostra crema tra le 20 e le 36 ore con della musica classica in sottofondo e con una luce blu dall’effetto cromoterapeutico. Valorizziamo le nostre creme dando loro un senso di gusto, di piacere, di nota (musicale). Questo arricchisce il nostro prodotto ma anche il suo valore, e chi riesce a percepirlo poi se lo porterà via con sé e raccontandolo al cliente o al collega e così via.
Dunque un ambiente di lavoro curato nei minimi dettagli.
Assolutamente. All’interno della nostra azienda fa piacere che i nostri ragazzi, chi lavora, possa godere di un ambiente piacevole. Non tolleriamo sporcizia, disordine e tutto ciò che può inficiare sul risultato. Migliore sarà l’ambiente di lavoro e migliore sarà il risultato. Buitoni docet, Martini docet. Qui la gente andava a lavorare in giacca e cravatta con il mantellino sopra per rispetto degli altri. Il concetto è semplice: l’azienda non è mia, io ne sono il momentaneo conduttore, ma l’azienda va vissuta come comunità e mai come un qualcosa di proprio. L’idea è nata e per fortuna ha funzionato, ma poi è un po’ come un figlio che fa la sua vita e il suo percorso. L’azienda ha bisogno di altre teste pensanti e possibilmente di persone giovani che sappiano integrare le necessità nostre e dei nostri partner. Penso all’ambito della comunicazione, dove abbiamo un’area social e un’area di ricerca molto attive, ma facciamo anche tutorial, webinar e molto altro. Abbiamo conseguito dei risultati importanti anche nelle certificazioni: ISO 9001, ISO 22716 “GMP”, ISO 45001 “Sistema di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro” e a gennaio2021 otterremo anche ISO 14001 “Sistemi di gestione ambientali”. Attraverso gli indici KPI (Key Performance Indicator) monitoriamo l’impatto ambientale nell’intero ciclo produttivo.
Quali sono, oggi, i numeri di G&P?
Con i nostri brand oggi siamo presenti in più di 60 paesi. Ma produciamo anche per altre realtà internazionali molto conosciute, che tra l’altro costituiscono la fetta maggiore del nostro fatturato. Oggi stiamo producendo più di 110 marchi nel mondo. Nel 2019 abbiamo realizzato 45 milioni di tubi: se più o meno immaginiamo che ogni tubo può potenzialmente colorare due teste, è un po’ come se avessimo virtualmente colorato i capelli a 90 milioni di donne in un anno. Per quanto riguarda la formazione, anche i nostri corsi online stanno registrando numeri importanti: durante il lockdown abbiamo formato circa 800 parrucchieri. Tengo molto a sottolineare questo aspetto legato all’online, visto che il nostro primo webinar risale almeno al 2015, o forse prima, quando questa parola era pressoché sconosciuta ai più.
Quest’anno il mondo ha dovuto fare i conti con il Covid. Come avete affrontato l’emergenza?
Ovviamente ci siamo dovuti adattare alla situazione. Questa vicenda ha portato un disordine all’ìnterno della nostra quotidianità: sul fronte dell’economia, lo paragonerei ad un grande sasso gettato in un lago, dove all’inizio si creano le onde e successivamente la situazione piano piano torna ad appiattirsi. Nella fase delle onde, è fondamentale mantenere il controllo della propria barchetta per evitare di ribaltare. Dove possibile, abbiamo cercato di interpretare le nuove abitudini, piuttosto che inseguire le necessità immediate: molte aziende hanno convertito la loro produzione in gel e mascherine, ma noi abbiamo preferito non farlo. Nel momento più disperato abbiamo prodotto anche noi un po’ di gel, ma più che altro per uso interno. Abbiamo invece concentrato la nostra attenzione su quelli che sono le potenzialità e i cambiamenti delle abitudini dei nostri consumatori.
Cosa significa?
Faccio un esempio: un colore tradizionale utilizzato in un salone necessita un tempo di posa di almeno un’ora e mezzo o due. Abbiamo studiato una colorazione che lavora in dieci minuti dando un risultato evidentemente non al 100% rispetto al prodotto tradizionale, ma comunque di alta qualità e di ottimo risultato. Questo consente di ridurre i tempi di permanenza delle persone nei saloni e di aumentare l’incasso giornaliero. Un’altra metodologia alla quale ci stiamo avvicinando è quella dell’ecosostenibilità. A breve lanceremo una linea nuova che puterà molto sulla riduzione delle plastiche. Abbiamo realizzato dei processi nuovi di lavoro con utilizzo di strumenti tecnologici come le app che consentiranno di miscelare i prodotti permettendo di generare nuove formule, un po’ come nel mondo dei cocktail.
Quali sono le sfide e le priorità per il futuro di G&P Cosmetics?
Molto in sintesi: al momento ciò che conta è riuscire a garantire la stabilità della nostra azienda. Poi dobbiamo vedere quelli che saranno i passi successivi, ma quello che è fondamentale è riuscire a conservare il posizionamento sul mercato.