I medici di medicina generale della Casa della salute di Sansepolcro prendono posizione sul tema dei test Covid effettuati presso la struttura di via dei Montefeltro. Questo a seguito dell’interruzione del servizio comunicata ieri dal Comune di Sansepolcro e dalla Asl Toscana sud est. Particolarmente pesante era stata proprio la nota dell’azienda, nella quale il direttore della zona distretto Evaristo Giglio aveva parlato di test non autorizzati e di cui la Asl non era al corrente. “Siamo rimasti sorpresi della dichiarazione del nostro direttore del distretto dottor Giglio”, affermano i medici. “Illusi di prestare il nostro servizio incondizionato per il bene comune, abbiamo, in modo lecito, agito di iniziativa pensando che una Asl piegata da questa catastrofica situazione potesse trarre beneficio, così come la cittadinanza, dallo snellimento di un’abnorme richiesta di tamponi”, spiegano, andando a ricostruire le fasi della vicenda: “Il 29 settembre il Ministero della Salute poneva in risalto l’utilità dei test antigenici rapidi come strumento di prevenzione nella scuola, sottolineando la possibilità di effettuare una diagnosi differenziale. Successivamente al giorno della trattativa per il rinnovo dell’Accordo collettivo nazionale dei medici di medicina generale si inseriva l’obbligo di effettuare i test da parte dei medici di base. Sulla scia di queste considerazioni e abbracciando questo pensiero, abbiamo pensato di offrire un servizio alla cittadinanza avvalendoci di test antigenici rapidi, accreditati CE, prodotti da un’azienda leader del settore a livello mondiale”.
“Ribadiamo che abbiamo assolutamente e sempre considerato i test come strumento di screening e non come diagnosi”, puntualizzano i medici. “A chi si sottoponeva al test è stato detto ogni volta che la positività implicava l’esecuzione dell’esame molecolare, che rappresenta l’unico test diagnostico. Con un risultato positivo, insieme all’esito, veniva fornita ai nostri pazienti la richiesta del tampone naso-faringeo; i pazienti di altri colleghi venivano invitati ad isolamento e a prendere subito contatto con i loro medici curanti. I soggetti che potevano accedere ai test”, chiariscono infine, “rientravano nelle categorie previste dal Ministero della Salute, quali asintomatici e contatti di contatti”.