Giuseppe Torrisi, medico di origini siciliane da molti anni a Sansepolcro, è membro del Consiglio comunale da due legislature. Nel precedente quinquennio ha inizialmente fatto parte del gruppo del Partito Democratico, che ha poi lasciato per confluire nel Gruppo misto all’opposizione della Giunta Frullani. Ricandidatosi con i Democratici per Cambiare, si trova nella maggioranza che sostiene il sindaco Mauro Cornioli e presiede la commissione servizi socio-assistenziali. Dell’organismo fanno parte per la coalizione di governo anche Michele Del Bolgia (DpC) e Meri Torelli (Il Nostro Borgo) e per la minoranza Andrea Laurenzi (Pd-InComune) e Alessandro Rivi (Lega).
Come si sono svolti i lavori della commissione durante questa legislatura?
Le deleghe del sociale sono transitate tutte all’Unione dei Comuni, quindi la commissione è in qualche modo depotenziata anche nella sua valenza di organo consultivo, e di fatto non ci riuniamo con frequenza. Questo avviene quando emergono delle problematiche nuove o comunque importanti per la nostra comunità. L’ultima seduta è stata indetta per capire l’impatto del Covid sulla situazione sociale ed economica di Sansepolcro. Abbiamo chiamato categorie economiche, assistenti sociali dell’Unione dei comuni e rappresentanti della Caritas. Sono uscito da quella riunione sconfortato. La responsabile della Caritas locale raccontava che prima del Covid fornivano circa 70-80 pacchi alimentari settimanali alle famiglie bisognose. E quello già era un problema, perché quando sono arrivato 25 anni fa non c’erano 80 nuclei familiari bisognosi, ma con la depressione economica la traiettoria negativa ha impattato anche nella comunità di Sansepolcro oltre che in tutto il Paese. Ebbene, dopo il Covid sono arrivati a 280 pacchi settimanali, un dato che deve far riflettere molto. Sono soprattutto interessate famiglie giovani, persone che magari hanno perso il lavoro, per orgoglio non vogliono chiedere i soldi ai genitori e di nascosto vanno a ritirare il pacco alimentare. Questo mi ha veramente sconfortato, ho stentato a prendere sonno.
Quale può essere il ruolo di un’amministrazione locale in questo contesto?
L’amministrazione secondo me ha fatto la scelta più giusta. Con gli 80.000 euro arrivati dal Governo non abbiamo fatto la politica della cicala, ma quella della formica. Abbiamo scelto cioè di non dare buoni da spendere ma di fornire i pacchi alimentari, avendo stimato che questa fornitura si sarebbe potuta protrarre per tanti mesi. Implementando tra l’altro le risorse con una gara di solidarietà di tante aziende locali che ci stanno aiutando in modo consistente. Questa scelta del sindaco l’abbiamo discussa, io l’ho sostenuta, l’abbiamo sostenuta tutti, ed è stata una scelta vincente. Le opposizioni non erano molto d’accordo ma credo che adesso si siano ricredute, visti i risultati ottenuti.
Quali altri temi sono stati affrontati in commissione?
La commissione si è riunita anche per esaminare tante problematiche inerenti alla salute dell’ospedale e alla salute del territorio, e sono emerse criticità che conosciamo. C’è stata una lotta impari, il sindaco e l’assessore al sociale hanno sempre richiesto degli interventi concreti. Qualcosa in effetti si è avuto in termini di servizi nuovi, grazie al punzecchiare continuo dell’assessore Vannini nei confronti dei vertici aziendali. Chiaramente, essendo periferia della periferia, tutto non si ottiene.
Di recente, anche in Consiglio comunale, si è parlato di Casa della salute.
Le Case della salute sono state un’innovazione in Toscana, e la normativa regionale ne identificava tre tipologie: quella di tipo A era la più completa, che prevedeva di accorpare il distretto alla medicina di base. Va precisato infatti che i medici di base, pur essendo attori fondamentali nel territorio, hanno uno status legale assolutamente diverso, cioè non sono dipendenti del Sistema sanitario nazionale ma sono convenzionati. La tipologia A è dunque una Casa della salute completa di tutti i servizi, il distretto, le vaccinazioni, il Cup, l’assistente sociale, tutta l’amministrazione più i medici curanti. Questo favorisce sicuramente la fruibilità dei servizi da parte dei cittadini. Poi però, siccome la Regione ha probabilmente studiato bene il territorio, sono stati pensati anche un tipo B e un tipo C. Il tipo B prevedeva molto meno e il tipo C prevedeva veramente pochi servizi, di fatto un’aggregazione di medici con qualche servizio. Ed è quello che è stato realizzato a Sansepolcro. La legge prevedeva inoltre che dovesse essere scelto un locale pubblico per allocare la Casa della salute, ma quando questo non era possibile si poteva ricorrere a un locale privato, cosa che si è verificata da noi. Del resto questa è stata la volontà assoluta dei medici curanti: hanno voluto fare questa scelta insindacabile, e qui si torna a quella che è l’anomalia del modello sanitario italiano, diverso da tutti gli altri modelli sanitari occidentali: se tu vuoi far venire i medici in un luogo pubblico e loro dicono no, non puoi costringerli. Si sanerà mai questa anomalia? La riforma della sanità va fatta anche studiando queste problematiche, ma chi è che può farlo di quelli che adesso ci governano? Chi sono gli interlocutori, i grillini? Che un obiettivo lo hanno raggiunto, hanno stabilizzato economicamente un centinaio di precari che adesso hanno uno stipendio…
Ritornando allo scenario politico locale, qual è la situazione in maggioranza? Nelle ultime settimane si è visto qualche scricchiolio.
C’è stata qualche divergenza per situazioni gestite male da tutti, da noi Democratici per Cambiare e dagli altri, probabilmente con poco acume. Però adesso ci sono sei mesi, si va verso la fine della legislatura, per cui la tenuta non è in discussione. Anche se abbiamo perso un elemento in maggioranza, perché la nuova arrivata Simona Bartolo tecnicamente è in minoranza.
La stessa Bartolo però ha affermato di sostenere la maggioranza.
Lo ha detto ma ne è al di fuori, perché il Gruppo misto è un gruppo di minoranza, non era presente nella coalizione che ha supportato il sindaco alle elezioni. Poi io sono un esperto di Gruppo misto: quando ne ho fatto parte nella scorsa legislatura ho votato contro alcuni bilanci e contro lo strumento urbanistico del 2014. Che ha dato il colpo di grazia alla nostra comunità già in crisi economica, è stato devastante.
Spieghiamo meglio.
Quando la depressione del mercato immobiliare aveva raggiunto l’acme, nel regolamento urbanistico è stata utilizzata tutta la Sul, la superficie utile lorda, prevedendo 23 aree di trasformazione. Cemento su cemento. Dal 2014 al 2020 quante ne sono partite? Forse sta partendo ora la più piccola, comunque per adesso zero. E durante il dibattito consiliare si sono bocciate decine di osservazioni lecite e legittime di tanti cittadini che si sono visti negare il diritto ad ampliare la loro abitazione, a fare un piano in più, laddove era possibile e previsto dalle normative urbanistiche esistenti. E questo perché non c’era più Sul utilizzabile. I cittadini si sono visti negare un loro diritto perché la Sul era stata impegnata in quelle aree di trasformazione che non sono partite. Pensa al cittadino che avrebbe potuto fare una stanza in più per il figlio, dando respiro all’economia locale. Questa è stata una visione miope e devastante. Per cui mi viene da ridere quando sento in Consiglio Laurenzi e gli altri del Pd che dicono che non abbiamo strategia. Per la crescita della città la prima strategia è il regolamento urbanistico, pensate a come lo avete fatto!
Dicevamo che sono rimasti pochi mesi alla fine della legislatura. Chi sarà il prossimo sindaco di Sansepolcro?
Sarà banale, ma io sono del parere che si dovrebbe dare continuità. Questa amministrazione è stata poco politica, nonostante la presenza di politici veri come Marzi e prima Guerrini, ed è stata un’amministrazione più tecnica. Anche il sindaco viene dal mondo del lavoro, è presente 24 ore su 24 e ha sempre tenuto insieme la coalizione in modo sufficientemente buono. Forse a volte è stato anche un po’ invadente, però in un momento come questo è importante che ci sia uno capace di avere delle idee e di analizzare le situazioni dal punto di vista economico. È chiaro che non tutto quello che avevamo pensato si è potuto realizzare, ma abbiamo fatto molto, per esempio a livello di lavori pubblici. Se vai ad amministrare lo fai per migliorare la qualità della vita dei cittadini, sennò te ne stai a casa, quindi bisogna dare continuità perché secondo me ci sono ancora delle prospettive per migliorare la nostra città, per completare quello che è stato tracciato. Poi la politica è quella che è, la costante del periodo è che chi governa paga, perché in un momento di depressione le aspettative dei cittadini sono molto elevate.
La coalizione è in grado di andare avanti?
Un’eventuale coalizione che sostenesse l’attuale sindaco – ipoteticamente, se lui avesse voglia di scommettere ancora su sé stesso – bisognerebbe allargarla più alla città, perché quella del 2016 oggi come oggi mi sembra insufficiente. Poi c’è anche da chiedersi se il civismo è ancora importante in un frangente come questo. Secondo me sì, perché ancora i partiti non si sono riorganizzati, non hanno ricomposto una prospettiva importante. Una volta i partiti erano effettivamente delle palestre di crescita e di maturazione politica dove si discuteva, si dibatteva, dove mettevi sul tappeto idee, le elaboravi, le analizzavi e ne potevano scaturire progetti. Oggi i partiti sono scatole vuote.